Forse Luis Enrique non si è realmente italianizzato come molti auspicavano ma ha dimostrato di essere in grado di badare al sodo. L’idealismo, almeno per una notte, ha fatto posto alla tanto vituperata sostanza “puntereccia” e il pareggio contro la decrepita signora, a conti fatti, dà quasi l’impressione di essere un laccio stretto sul collo della Roma. Non è stata la prestazione più bella dell’anno sotto il profilo tattico, i giallorossi non hanno dominato e i tifosi non si sono stropicciati gli occhietti per il gioco ma alla fine la squadra ha combattuto in maniera fiera e orgogliosa. In novantasei minuti di gara ha morso le caviglie degli avversari, li ha chiusi in un angolo e ha provato ad affrontarli sul loro stesso piano: con grinta e fisicità. E’ stata una Roma corta e compatta pur dovendo far fronte a diverse assenze. Quasi, inconsciamente, volesse dire “Bella ‘a boiserie, bello l’armadio, belle e cassapanche, bello tutto ma qui tocca fare punti”. L’eccellenza tattica è rimasta a Trigoria e la cena, invece di essere a base di champagne e paté de foie gras, ha lasciato spazio alla pizza ripiena di mortadella accompagnata da un ottimo novello. Non per palati fini ma maledettamente gustosa. Una prestazione di squadra. Una performance che ha avuto il merito di far affievolire l’intossicazione nervosa subita dai sostenitori prima a Udine e poi a Firenze. La strada verso il paradiso è ancora lunga, costellata di buone intenzioni e, soprattutto, di ostacoli. La Roma riparte da qui, dalla certezza che, nonostante possa essere un anno di “transizione”, c’è reale bisogno di mettere qualcosa di solido sotto le zanne. Dalla convinzione che i colori sono tanti e non esistono esclusivamente il bianco e il nero. Il grigio, ad esempio, in determinate occasioni rappresenta una gradazione cromatica elegante. A Napoli, domenica sera, sarà necessario lo smoking e faranno molto comodo pure un bel paio di scarpe da ginnastica. Ci sarà bisogno di tigna e spavalderia. Razionalità ed esuberanza. Possesso palla e tiri. Equilibrio e sacrificio. Testa e sentimenti. Servirà, insomma, una Roma tanto educata quanto “cafona”.