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LA REPUBBLICA Milan contro la Roma e le voci, Berlusconi: “Ma io non vendo”

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

(E. Curro) – Anticipata al giorno della Liberazione perché non coincidesse con la canonizzazione di Giovanni Paolo II, la partita della verità perSeedorf, che tra i soprannomi vanta anche quello di Papa, può rivelarsi liberatoria o veritiera: nel bene o nel male, a seconda del risultato con la Roma.

Difficilmente, in ogni caso, l’incertezza sul futuro dell’allenatore si protrarrà oltre il derby del 4 maggio, che il Milan giocherà con la canonica maglia rossonera e non in giallo per marketing (Barbara Berlusconi ha accolto l’appello dei tifosi). Seedorf è reduce da 5 vittorie, ha riacciuffato la zona Europa League e non dispiace ai milanisti, però è inviso a mezza squadra, sopportato da Galliani e da un mese ignorato dal padrone. Lui stesso non maschera il fastidio per la rivelazione che il pigmalione è diventato freddo nei suoi confronti. «Voglio parlare d’altro». Peccato che in via Aldo Rossi si parli soprattutto di questo. Meglio ricominciare con un allenatore pochissimo amato, ma collaudato, oppure liquidarlo a caro prezzo e ripartire da un successore (Inzaghi) neofita, ma in sintonia con l’ambiente? Tutto dipende dal giudice Berlusconi, che non potrà poi lamentarsi della sua stessa sentenza.

La campagna elettorale, in cui l’agibilità politica si intreccerà con quella calcistica, offre un palcoscenico idoneo agli annunci: Biscardi gli prestò il suo nel recente passato. Ieri Vespa lo ha sollecitato sull’altro argomento caldo, la vendita del club. «Il Milan non si vende e vale più di 500 milioni. Ne vale 510? Non scherziamo sulle cose sacre ». In mattinata Fininvest aveva già puntualizzato: nessuna trattativa, né col magnate di Singapore Peter Lim, né col suo omologo cinese Zong Quinghou («mai incontrato, né conosciuto da Barbara», precisa lo staff dell’ad). Filtrano invece conferme sul gradimento per l’afflusso di capitali stranieri e la cessione di quote azionarie (il 30%). Ma Thohir con l’Inter ha dimostrato che nessuno è disposto a investire senza comandare. A Madrid Lim, a caccia di un club europeo e in attesa della gara per il Valencia, è stato esplicito. «Tra due mesi chiederò il 51% del Milan, offrendo 350 milioni. Ma voglio comandare io».

Significa valutare 700 milioni il club, che però oggi Berlusconi non ha alcuna intenzione di cedere. La questione Seedorf è più impellente. La disponibilità di De Sciglio a vagliare offerte, Real Madrid in primis, è spia della scarsa voglia di alcuni giocatori di convivere oltre con l’allenatore. Il quale non sembra scalfito dall’apparente obbligo del quinto o sesto posto. «Non faccio tabelle, le 4 partite vanno affrontate una ad una. Il mio lavoro è stato ottimo? Tutti hanno contribuito: sui fatti non devo dare giudizi io. Potevo giocare per altri 5 anni, ma questa sfida mi ha stuzzicato». Per frenare la Roma, medita il ricorso a Bonera su una delle due fasce, mentre El Shaarawy proseguirà con la Primavera l’operazione rientro e Honda, che ha recuperato, ha manifestato sollievo con i media giapponesi. «All’inizio i compagni mi snobbavano, ora non più». Balotelli ha un altro genere di noie. A Brescia, mercoledì notte, ha apostrofato così i carabinieri, che lo identificavano a bordo della Ferrari. «Non avete niente di meglio da fare?». In Ferrari ha poi raggiunto Milanello: qui si è preso la ramanzina di Galliani.

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