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IL FATTO QUOTIDIANO La giustizia sportiva in stato confusionale

striscione juve
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(L. Vendiemale) – Alla fine c’è voluta la “prova tv” per sanzionare i cori antisemiti intonati dai tifosi della Juventus nel corso della partita contro la Fiorentina dello scorso 9 marzo. Ma si tratta di una punizione soft: ammenda di appena 25 mila euro (meno ancora, 5 mila euro, alla Fiorentina per gli orrendi striscioni sull’Heysel) e nessun provvedimento ulteriore. Una decisione, quella del giudice sportivo Giampaolo Tosel, che lascia quantomeno perplessi, nell’anno in cui sono state chiuse curve e settori di curva, con la condizionale e non, per ogni minimo sfottò potenzialmente a sfondo razziale.

Ma c’è una spiegazione: i cori non sono stati percepiti dai collaboratori della Procura federale. E pertanto non sono riconducibili al nuovo, severissimo articolo 11 del Codice di giustizia sportiva che sanziona i comportamenti discriminatori, ma solo all’articolo 12 che regola la più generale “prevenzione di fatti violenti”. Così lo Juventus Stadium si è salvato dalla chiusura in vista delle ultime giornate del campionato.Tecnicismi a parte, resta il fatto che una frangia di tifosi bianconeri (probabilmente circoscritta, comunque presente) ha intonato dei cori in cui definiva i supporter avversari “una massa di ebrei”. E non è la prima volta che l’antisemitismo entra negli stadi italiani. I precedenti riguardano soprattutto la curva della Lazio: tre i più recenti, i canti contro il Tottenham (squadra di un quartiere londinese in cui è particolarmente nutrita la comunità ebraica) nella sfida di Europa League del novembre 2012, che costarono ai biancocelesti una diffida; o gli striscioni nel derby contro la Roma dello stesso anno.

TORNANDO alle vicende di Torino, invece, restano anche tanti dubbi sul funzionamento del sistema sanzionatorio. I collaboratori della Procura hanno messo a referto di aver udito i cori, ma di non essere stati in grado di percepirne e distinguerne le parole “a causa del brusio creato dalle 40 mila presenze di spettatori”. Eppure i cori sono andati avanti per diversi minuti (i primi dieci, come si legge nel comunicato). Eppure gli agenti erano tre e “strategicamente posizionati”. Eppure la natura antisemita dei canti è apparsa subito chiara a tutti, come dimostrato dalle polemiche successive alla partita e da diversi video circolati sul web. Una volta di più emerge la troppa discrezionalità di una normativa che quest’anno ha generato solo polemiche. Provenienza dei cori, durata, intensità, partecipazione numerica della curva sono tutti elementi di difficile valutazione, che pesano sulle decisioni del giudice.Così i canti antisemiti del 9 marzo non meritano la chiusura della curva perché “poco percettibili”, ma quelli anti-napoletani del 18 marzo da parte dei tifosi del Torino sì.

E stasera si gioca Roma-Milan. Considerati i precedenti, il rischio di cori contro Mario Balotelli è molto alto, così come quello di una nuova chiusura della Curva Sud. All’andata proprio per alcuni insulti nei confronti dell’attaccante rossonero, il giudice sportivo decretò la chiusura per un turno della curva romanista (pena che fu prima sospesa e poi annullata).

E il clima fra i tifosi giallorossi non è dei più sereni, come testimonia lo striscione “Tosel muori” esposto nel corso dell’ultimo turno casalingo contro l’Atalanta. Il pericolo, dunque, è concreto. E la prospettiva tanto più allarmante se si considera che il prossimo match in calendario all’Olimpico sarà proprio la supersfida contro la Juventus. Anche se i bianconeri dovessero arrivarci con lo scudetto già cucito sul petto, una partita a porte chiuse (o con lo stadio mezzo vuoto) tra le due grandi protagoniste del campionato sarebbe l’ennesima brutta figura per il calcio italiano

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