(L. Calamai) La Juve si rimbocchi le maniche. Per vincere il suo terzo scudetto di fila dovrà avvicinarsi veramente a quota cento punti. Totti e compagni non hanno nessuna intenzione di arrendersi. La squadra giallorossa liquida anche il Milan infilando il nono successo consecutivo e aggiungendo un’altra «tacca» alla sua collezione di record. Stavolta entra nei libri di storia alla voce maggior numero di punti collezionati in un campionato di serie A. E ci sono ancora altre tre gare da giocare. A dire il vero crescono anche i rimpianti. Questo poteva essere veramente l’anno giusto per vincere lo scudetto. Garcia ha costruito una macchina che produce spettacolo e punti. Mescolando in un cocktail dal gusto equilibrato la classe dell’eterno Totti, la solidità della difesa meno battuta del campionato, la piena maturità di «Capitan Futuro» De Rossi e il talento delle sue stelle e stelline. Il gol dell’1-0, ad esempio, è una vera magia. Primo tempo, minuto 43’: Pjanic prende palla fuori area, salta Muntari, brucia sul tempo Montolivo, beffa con un tocco geniale Rami e scaraventa in rete. Un gesto tecnico che non ti stancheresti mai di rivedere alla moviola. Un numero degno di gente come Messi o Cristiano Ronaldo. Fa bene Garcia a chiedere alla società di continuare a investire su questo gruppo. E Pjanic è uno di quelli che piace a tutti i ricchi del mondo. Perderlo sarebbe un grave errore.
La forza per sperare La Juve prima o poi tornerà sulla terra e la Roma deve farsi trovare pronta. Pure il 2 a 0, realizzato a metà ripresa, è tanta roba. Anche se doveva essere annullato per fuorigioco di Gervinho. Stavolta l’azione è corale. La palla schizza via a cento all’ora passando da Dodò, a Ljajic e arrivando in area a Totti. Pronta la conclusione del capitano giallorosso, Abbiati non trattiene e l’attaccante ivoriano appoggia in rete. Due gol diversi. La forza di una squadra che ha portato nel tabellino dei marcatori diciassette giocatori. Il resto è controllo della gara. Con la sicurezza di chi è forte e lo dimostra. La Roma va a dormire con cinque punti di ritardo dalla Juve e una partita in più. Difficile immaginare un crollo della squadra di Conte. Ma per i giallorossi sperare non costa niente.
Milan senza ispirazione Esce male invece dall’Olimpico il Milan. La zona Europa torna a rischio proprio come la panchina di Seedorf. La squadra rossonera continua a essere un cantiere aperto. Non c’è un’idea complessiva e non ci sono veri leader. Kakà, che avrebbe tutto per esserlo, da alcune partite è in chiara riserva di energie. Clarence, facendo violenza alle sue idee, stavolta imposta una gara prettamente difensiva. Il 4-2-3-1 di partenza di traduce, in fase di non possesso palla, in un 4-4-1-1. Un bel fortino che la Roma, a dire il vero, fatica a per più di mezzora a perforare. Il problema è che manca la seconda fase, quella delle ripartenze. Il motivo è semplice, i quattro uomini d’attacco sono tutti senza ispirazione. A cominciare da un Balotelli probabilmente frastornato dalla mega contestazione dei tifosi giallorossi. La partita di Supermario è una lavagna bianca. Zero tiri, zero iniziative. Balotelli si accende solo al 24’ del secondo tempo quando Seedorf lo richiama in panchina per inserire Pazzini. «Perché sempre io» chiede indispettito l’attaccante. Senza avere risposta. Almeno sul campo. Ma si tratta di una sostituzione che ci stava tutta. E, poi, l’ultima fiammata: feroce lite televisiva con gli opinionisti di Sky nel dopopartita. Il Milan chiude la gara senza aver costruito una chiara occasione da gol ma almeno con Pazzini in campo qualcosa in più davanti si è vista proprio grazie ai tagli e ai movimenti del nuovo entrato. Deludenti, invece Honda e Taarabt (che stavolta non ha certo visto aumentare il prezzo del cartellino) e bruttissimo il fallo del nuovo entrato Robinho su Toloi. Un gesto che poteva valere il rosso diretto. Tra i pochi a salvarsi tra i rossoneri c’è Montolivo. Generoso, presente in ogni angolo del campo, pronto anche a concludere dalla distanza. Il Milan, che veniva da una striscia di cinque vittorie consecutive, torna bruscamente con i piedi per terra. E Seedorf conferma di non aver ancora trovato l’idea giusta alla quale aggrapparsi. Avrebbe bisogno di tempo. Avrebbe bisogno di una campagna acquisti importante. Intanto, dovrebbe vincere il prossimo derby. Quantomeno per provare a convincere la società a non licenziarlo a fine maggio.