(Il Romanista) – È un fatto incontrovertibile: la Roma si è trovata nei momenti topici della sua storia (anche a livello internazionale a dire il vero), a fare i conti con le giornate poco fortunate delle terne arbitrali. Partiamo con il derby del 24 maggio 1931. La Roma, in lotta per la conquista dello scudetto è a due punti dalla capolista Juventus, a sette gare dalla fine del torneo. L’arbitro Gama annulla per un inesistente fuorigioco una rete di Costantino e la Lazio, si porta in vantaggio per 2-1. All’88’ la Lupa pareggia con una violentissima punizione di Bodini e si getta in avanti alla ricerca della terza rete. Il pallone termina in fallo di fondo, ma quando De Micheli si reca a recuperarlo, Giorgio Vaccaro, futuro numero uno della FIGC, con un calcio lo allontana. Ne nasce una rissa che come conseguenza vedrà la squalifica per una giornata di Campo Testaccio, 4 turni per De Micheli, tre per capitan Bernardini e per Attilio Ferraris. La domenica seguente la Roma perderà per 5-0 a Milano contro l’Ambrosiana e addio sogni di gloria. Ci spostiamo al campionato 1941/42, torneo che secondo alcuni bene informati la Roma avrebbe vinto grazie agli aiuti della classe arbitrale per volontà di Benito Mussolini. Il 26 aprile 1942, però, il Duce si deve essere leggermente distratto, perché la Roma, seconda in classifica ad un punto dal Torino, si reca in visita al Venezia, che a sua volta la insegue a una lunghezza. Al 21’ Diotalevi batte a rete, a meno di tre metri da lui, c’è il terzino della Roma Andreoli che non riesce a smaterializzarsi e la palla colpisce il suo braccio.
Per Ciamberlini è calcio di rigore… Masetti, però neutralizza il penalty e la Roma espugna il Pierluigi Penzo. Andiamo allora al 10 maggio 1942, questa volta la Roma visita l’altra rivale per lo scudetto, il Torino, a cui è appaiata con 32 punti. Vincere sarebbe di straordinaria importanza. Invece i nostri pareggiano, ma con un piccolo particolare che ci sentiamo di evidenziare, l’arbitro Galeati, splendidamente coadiuvato dai guardalinee Mattucci e Caprioli annulla due reti (due..) ad Amadei. Evidentemente anche quel giorno Mussolini si era distratto prima di riprendere le sue trame segrete a nostro favore. Nel campionato 1980/81, facciamo mancia dell’episodio legato al gol di Turone, lo regaliamo volentieri a chi non ama fare i conti con la storia e ci permettiamo di ricordare il peccato veniale dell’arbitro Menicucci di Firenze, che nella gara Avellino–Roma del 24 maggio 1981, non concede un calcio di rigore apparso ai più evidente, per un fallo subito da Carlo Ancelotti. Ci spostiamo al 6 marzo 1983. L’incontro in cartello è quello tra la Roma e la Juventus.
Vincendo, la Roma conquisterebbe di fatto il suo secondo scudetto (che come ci ricordano gli affezionati detrattori di questi colori arrivò per volontà del Papa per festeggiare l’anno santo…). Della volontà del Pontefice, evidentemente, non sono stati informati i due guardalinee dell’incontro. Quando infatti Paolo Roberto Falcao batte Zoff al 17’ del secondo tempo, la bandierina di uno dei collaboratori di Barbaresco si alza al cielo. Ad indicare cosa? Non certamente la volontà del Papa Re, che come ci hanno spiegato in seguito palpitava per le nostre fortune. In pochi rileveranno l’episodio, tra questi il presidente Viola, che a fine gara, commentando la sconfitta dichiarerà: «Non sono arrabbiato ma inquieto. La mia inquietudine è nata quando sul gol di Falcao ho visto un guardalinee sventolare». Tanto per la cronaca mettiamo anche a verbale la rete del 2-1 siglata da Brio fra le inutili richieste di off side della truppa giallo-rossa. Ultimo balzo della nostra ricostruzione e ci spostiamo nel XXI secolo, per considerare come quando gli arbitri sbagliano a favore della Roma (succede… succede), possano essere inseriti in una fisiologica rotazione per favorire i più in forma.
E’ il caso dell’arbitro Messina, che dopo aver compiuto degli errori a favore della Roma nella gara contro la Fiorentina del 23 settembre 2001, viene fatto riposare per quattro turni… considerando che all’epoca il gettone di presenza era superiore ai 5 mila euro si può capire, quanto pesante sia stata questa sanzione. Sempre nello stessa stagione, Collina (proprio lui), dopo i due calci di rigore assegnati in favore della Roma nel corso di Venezia – Roma del 10 aprile, venne escluso, nelle ultime quattro gare di campionato dalla possibilità di arbitrare le gare di Roma, Juventus e Inter. La gara con il Milan, ci ha fatto anche tornare, disordinatamente alla memoria, il match a San Siro del 7 dicembre 2002. Antonio Maglie del Corriere dello Sport scrisse: «Inzaghi il gol partita non avrebbe dovuto segnarlo per due motivi: in primo luogo perché Collina avrebbe dovuto espellerlo per una gomitata rifilata qualche minuto prima a Zebina, in secondo luogo perché la palla in occasione della rete se l’è aggiustata, sul lancio di Pirlo, fraudolentemente, con una mano». E continuando nella nostra storia, in ordine stavolta sparso, vengono in mente tanti altri episodi. Il campionato 1998-99, seguente alle accuse di Zeman alla Juventus, è ancora sotto gli occhi di tutti. Si contarono almeno 15 episodi contrari alla Roma, con una certa influenza sul risultato.
E al termine della stagione 2002-03, seguente alle accuse di Sensi al potere del calcio che lo aveva fatto fuori dalla corsa alla presidenza di Lega, addirittura i designatori ammisero pubblicamente che la Roma era stata sfavorita. E’ un fatto poi che contro alla Roma sono capitati episodi così clamorosi che invece non sono capitati a suo favore. Contro la Juventus, per esempio. Avete mai visto episodi simili, a parti invertite, al rigore non concesso a Gautieri nel 1997-98 o al fallo laterale di Aldair con pallone “sporcato” dal guardalinee Manfredini nel 1994-95? Ne nacque l’1-0 per la Juve. Qualcosa sicuramente sfugge, l’elenco sarebbe troppo lungo. Impossibile, però, non ricordare due campionati recenti: la stagione 2007-08, con tanti “aiutini” (termine che nacque proprio lì all’Inter) a spingere l’Inter verso il tricolore. Basterebbe ricordarne due: lo scandaloso rigore concesso ai nerazzurri in Inter-Parma, quando stavano perdendo, a pochi minuti dalla fine, e la comica espulsione a Mexes in Inter-Roma, con la Roma in vantaggio: prima ammonizione al francese per aver aggirato la bandierina al momento di rientrare in campo, seconda per un fallo che non c’era su Crespo. In 11 contro 10, l’Inter prese coraggio e poi pareggiò. Infine, il 2009- 10: Roma-Sampdoria è ricordata per la doppietta di Pazzini. E invece andrebbe ricordata anche perché a dirigerla fu mandato un arbitro di fede interista, Damato (non lo ha mai smentito), che non concesse due rigori (uno clamoroso, fallo di mano di Zauri) con la Roma già in vantaggio 1-0.