(E. Menghi) – Non è mai facile cimentarsi con il design di un logo, soprattutto se si modifica un simbolo ormai consolidato. Il Comune di Roma farebbe bene a chiamare il presidente giallorosso James Pallotta, che ne sa qualcosa. Anche dopo un’annata calcistica straordinaria, c’è qualche tifoso testardo che continua a esporre all’Olimpico lo striscione: «No al nuovo stemma». Sì a cosa? Alla tradizione. Che pure è rimasta praticamente intatta nel marchio romanista, modificato nello styling ma concettualmente identico al precedente. «Sembra tarocco, le bancarelle ringraziano», «alla lupa manca una zampa» e «cosa c’entra la scritta Roma 1927? Nel 1927 è nata la As Roma, non Roma!», sono stati i commenti più diffusi sul web dopo la presentazione nel maggio dello scorso anno del logo voluto dagli americani per rendere più esportabile il brand. Aldilà dei gusti, l’intento era quello di rimandare subito alla città, alla Capitale, utilizzando «Roma» anziché «ASR» sotto la lupa con i gemelli Romolo e Remo. All’inizio era caos: sono partite petizioni e proteste sul web, che si sono placate solo con i risultati in campo. Marino è avvisato.