(L.Franceschini) I fatti raccontano di un’urna da cui è uscito il nome della Roma – migliore terza – accoppiato a quello della Lazio, testa di serie insieme a Torino, Chievo e Fiorentina. Poi ci sono le sensazioni, forti: se la Roma deve aggrapparsi alle grandi motivazioni di un gruppo pronto a tutto per una vendetta da «ve l’avemo scucit o», la Lazio può farsi forza con la classifica e i numeri.
TRE ANNI DA VENDICARE La Roma non vince un derby di campionato dal febbraio 2011. Da Trigoria descrivono un De Rossi lucido, consapevole del fatto che una testa di serie vale l’altra. Eppure, il presentimento di poter incappare nel derby già ai quarti era balenato nelle idee di parecchi romanisti. Non dei ragazzi, che questa partita la volevano, subito. La serie di sconfitte consecutive per i giallorossi è ferma a tre, ma la più dolorosa rimane quella del 2012, subita in semifinale scudetto. Ne sa qualcosa Proietti Gaffi, oggi titolare e quel giorno, a Gubbio, secondo portiere.
SOLO CERTEZZE Se la Lazio dovesse buttare uno sguardo al passato, potrebbe realmente dirsi sicura di aver di fronte l’avversario migliore. Ilari, una gara così, l’ha già giocata e vinta. Di quelli che ci saranno il 4 giugno a Rimini, anche Serpieri l’ha vissuta, in panchina, il 2-1 del 5 giugno 2012. Senza Keita, ma con Tounkara e gli azzurri Crecco e Filippini, la Lazio potrà arrivare alla partita dell’anno elettrizzata, ma più serena.