(A. Catapano) A tre settimane dalla dichiarazione di fallimento della Sais Spa — la società della famiglia Papalia che un anno fa ha venduto per 42 milioni di euro all’Eurnova di Luca Parnasi il terreno di Tor di Valle su cui sorgerà lo stadio della Roma — restano intatti i dubbi sulla validità di quel contratto e, quindi, sull’effettiva titolarità dell’area, su cui dovrà pronunciarsi il curatore fallimentare nominato dal tribunale, il commercialista Maurizio Battista. Una decisione che richiederà tempo, molto probabilmente più dei 75 giorni che restano al Comune per approvare il progetto preliminare dello stadio della Roma (gli uffici sono al lavoro, il 24 giugno valuteranno la sostenibilità economica delle opere urbanistiche e delle modifiche ai trasporti). Nell’incertezza, e senza aver avuto rassicurazioni né da Parnasi né da Pallotta, i tifosi cominciano a preoccuparsi e tra gli addetti ai lavori si fa strada un interrogativo inquietante: se il contratto di acquisto di Tor di Valle e le fideiussioni presentate a garanzia da Parnasi non hanno evitato il fallimento della Sais, perché dovrebbero bastare a ottenere la convalida del curatore? E cosa accadrà nella disgraziata ipotesi che venga annullato? Il terreno verrà messo all’asta? Con quali effetti sugli accordi tra Parnasi e Pallotta che «sostengono» il progetto portato in Campidoglio?
IN ATTESA Il Comune si è già mosso per vederci chiaro, ma la lettera inviata dall’Avvocatura a Parnasi più di una settimana fa — in cui si richiedevano delucidazioni sul contratto di acquisto di Tor di Valle — non ha ancora avuto risposta. Perciò, la prossima mossa è già pronta: nei prossimi giorni, in assenza di chiarimenti o qualora fossero ritenuti insufficienti, il Comune contatterà il curatore fallimentare, che nel frattempo avrà studiato le carte. Toccherà a Battista, a quel punto, pronunciarsi. E senza le rassicurazioni richieste, dal Campidoglio non escludono di mettere in discussione la legittimità di tutta l’operazione che, in quel caso, potrebbe subire un pesante rallentamento. Rischio che l’assessore alle Politiche sportive Luca Pancalli non esclude: «Il fallimento del terreno — ha dichiarato ieri — potrebbe in qualche modo rallentare l’iter. Mi auguro di no, fermo restando che le norme vanno assolutamente rispettate».