(S. Carina) – Di una cosa il presidente Pallotta ha sempre elogiato il management della Roma. Ossia di non aver mai sforato sulle spese preventivate. C’è la possibilità di spendere? Via con gli investimenti. Serve invece recuperare una trentina di milioni dal mercato? Detto, fatto. Bisogna tenere sotto controllo gli stipendi? Nemmeno a ripeterlo, anche se in questo caso l’obiettivo è stato raggiunto con più fatica (e ricorrendo spesso ai bonus, escamotage finanziario benedetto non solo a Trigoria ma dall’intera serie A). La linea guida del mercato giallorosso è semplice e lineare, tracciata un mese fa da Garcia in un’intervista a l’Equipe: «Non dobbiamo aumentare il monte ingaggi».
L’EQUILIBRIO DI BILANCIO – E’ per questo motivo che anche durante lafase delle compartecipazioni, conclusasi venerdì alle ore 19, la Roma ha agito in perfetto equilibrio. Se ridurre il totale del monte stipendi appare impresa ardua (ora si aggira attorno ai 90 milioni lordi ma già quest’anno con i premi elargiti per il secondo posto è lievitato ulteriormente superando di non poco la soglia dei 100) nel momento in cui l’obiettivo dichiarato dal club è rinforzare la squadra per vincere lo scudetto, meglio allora tagliare quei costi per giocatori ritenuti esterni al progetto tecnico e destinarli a coloro che nel programma sono fondamentali. Così si spiegano, su tutti, l’addio a D’Alessandro e quello a Nico Lopez (anche se nel caso dell’uruguaiano la cessione potrebbe nascondere l’arrivo dall’Udinese del terzino sinistro Gabriel Silva) che faranno entrare nelle casse giallorosse una somma vicina ai 6 milioni. E 6 milioni è anche il costo del riscatto della prima metà del cartellino di Nainggolan dal Cagliari. Come al solito, in tema di conti, tutto torna. Domanda lecita: e i soldi della Champions? Saranno utilissimi anche se in gran parte serviranno a coprire un rosso di bilancio che a fine giugno si attesterà intorno ai 25 milioni. Tagliare le spese inutili, dunque, è stata la parola d’ordine in questa prima fase del mercato. Operazione non ancora conclusa del tutto pensando a Borriello, Zeman (sotto contratto fino al 30 giugno), Marquinho e Bastos, ma facilitata pensando alle riduzioni dei contratti di Maicon (da 3,3 a 1,6 milioni netti) e Totti. Operazioni necessarie per destinare le somme risparmiate all’adeguamento dei contratti già in essere (Pjanic e Castan) e/o sostenere gli stipendi dei nuovi acquisti che, a livello finanziario, avranno lo stesso identikit. Ossia calciatori che non superino come stipendio-base la soglia dei 2,5 milioni. Gli imminenti arrivi di Basa (Lille) e Uçan (Fenerbahce) – operazioni già definite da tempo che la prossima settimana subiranno l’accelerazione definitiva – ne sono l’ulteriore dimostrazione. Ma anche gli obiettivi non ancora raggiunti (da Iturbe a Lens, Cerci o Aubameyang) sono la fotografia dell’equilibrio tra le esigenze tecniche e quelle di natura economica che non possono essere alterate.
MORGAN SI SDOPPIA – Chi non ha di questi problemi è De Sanctis che in questi giorni sta lavorando per recuperare dall’operazione al gomito. Il portiere a Sky ha aperto ad una carriera politica in Figc: «Per fare il vicepresidente federale bisognerebbe smettere di giocare e non ho intenzione di farlo. Il consigliere federale invece è una carica che si concilia con la carriera agonistica». E sul sondaggio effettuato perDonati, veste i panni del dirigente: «Sulla fascia destra c’è già molto traffico». Ieri, i Giovanissimi hanno vinto il derby con la Lazio (2-0) qualificandosi per le semifinali-scudetto.