(U.Trani) – Il mondiale dell’Italia finisce il giorno di Natal e la festa è solo per altri. Perché il nostro calcio va in frantumi. Il ct Prandelli dà le dimissioni, dopo 56 gare con la Nazionale, dentro l’Arena das Dunas e il presidente Abete farà lo stesso, dopo 7 anni, davanti al Consiglio Federale. Per entrambi, sono irrevocabili. Gli azzurri, eliminati al primo turno come quattro anni fa in Sudafrica, già oggi pomeriggio torneranno a casa. La resa nel nordest del Brasile, al minuto 36 del secondo tempo della gara con l’Uruguay: capitan Godin segna di schiena e porta agli ottavi Tabarez, lui sì Maestro davanti a noi poveri dilettanti allo sbaraglio, nonostante i quattro titoli vinti.
MISSIONE DISASTROSA
Scoperto il bluff, il processo si apre nella capitale del Rio Grande do Norte. Fidarsi dello staff allargato di Prandelli è stato scontato durante le qualificazioni e ancor di più a Coverciano. La Nasa nello spogliatoio fiorentino e il Brasile nella casetta Manaus. Alla faccia della miseria del nostro calcio in crisi di risultati e di idee. Cotti, invece, al clima tropicale e sparati nello spazio dalla Costa Rica e dall’Uruguay. Sensori, microchip, professori, preparatori, test medici e, chi più ne ha, ne metta. Massima attenzione ai particolari. Per andar via subito dal mondiale. Tecnologia e altro, compreso il ritiro nel resort allargato alle famiglie: la prossima volta è meglio risparmiare euro e tempo. Visto che poi, come sempre accade da noi quando si perde, il colpevole è sempre l’arbitro, come se il signor Rodriguez, all’Arena das Dumas e davanti al presidente della Fifa Blatter, avesse inciso quanto il collega Moreno a Daejeon nel mondiale 2002. Non è così, anche se il messicano, dopo aver negato per la verità il rigore a Cavani e risparmiato il rosso a Bonucci, è stato severo quando ha cacciato Marchisio per l’entrata su Arevalo e ha sbagliato a perdonare Suarez per il morso a Chiellini nella stessa area dove pochi secondi più tardi Godin ha firmato la sentenza (36′). L’Italia prende gol ancora gol su palla inattiva: corner di Ramirez.
ERRORI TECNICI
La Nazionale va fuori, incapace di sfruttare il vantaggio di avere due risultati su tre per continuare l’avventura e il ritorno al prudente 3-5-2 con il blocco Juve. La lettura della gara è semplice: il migliore è stato Buffon, con tre paratone, due su Suarez e una su Lodeiro, tutto sullo 0 a 0, e il peggiore invece è diventato il ct per aver sbagliato i convocati del mondiale e le sostituzioni nell’ultima gara. A Natal, in quasi cento minuti di gioco, solo due tiri, entrambi su punizione, con Pirlo: all’inizio e alla fine del match. In due gare su tre del mondiale, nemmeno una rete e poche chance. Flop anche con due punte in campo, formula che fa cilecca perché gli interpreti non sono campioni ma semplici comparse: Balotelli lasciato negli spogliatoi tra i due tempi perché nevrastenico e a rischio espulsione, e Immobile, suo partner in azzurro per la prima volta qui a Natal, fuori dopo 70 minuti, con l’Italia ormai in dieci, senza aver mai calciato nello specchio della porta di Muslera. Al posto del primo, Parolo. Inutile e modesto.
Per il secondo, Cassano. Che cammina, come al solito. E come se ci facesse un piacere. Si fa in tempo a vedere ancora Motta, tre presenze su tre. Italobrasiliano e quindi oriundo come l’italoargentino Paletta. I nostri giovani valgono poco. Guardate Verratti. Il più bravo dopo Buffon, nell’Arena. Gioca all’estero perché nessuno da noi lo ha voluto, nemmeno la Juve e la Roma. A Prandelli non è mai piaciuto. Dal Psg forse andrà al Real. E’ il primo club del pianeta. La storia, però, siamo noi.