(F.Bianchi) – E adesso, dopo la morte di Ciro (“ha ragione Malagò, “il primo e unico dramma di oggi”), il governo starebbe studiando, oltre ad un pacchetto di nuove misure da portare in consiglio dei ministri, di bloccare anche le trasferte. Non tutte, ma quasi. Quelle a rischio sicuramente sì. E potrebbero essere tante in un mondo (del calcio) così avvelenato. Potrebbero riguardare i tifosi della Roma e del Napoli. Di sicuro non quelli di Samp (gemellati con il Parma), del Sassuolo e di altre società. E poi Napoli-Roma e viceversa, si potrebbe giocare a porte chiuse. Ma chi vieterebbe le trasferte: l’Osservatorio o i prefetti? Non si capisce bene. Al Viminale sono preoccupati per eventuali ritorsioni. Molto preoccupati per l’ordine pubblico. Per questo il governo sta studiando che fare.
Il ministro Alfano aveva detto sì al nuovo pacchetto che prevede di allargare il Daspo: doveva passare in consiglio dei ministri dello scorso venerdì, ora alcune fonti assicurano che sarebbe presentato dopodomani a Palazzo Chigi. Ma c’è un intoppo, politico, che non si sa se sarà risolto in tempo: il testo del decreto legge, al quale l’Osservatorio ha lavorato da mesi ma soprattutto dopo i fatti della Coppa Italia, non è ancora finito sul tavolo del sottosegretario Delrio, che ha la delega per lo sport. C’è scontro politico? Non si sa. Domanda: vietando (alcune) trasferte si risolverebbe il problema? Non credo. Già adesso sono ben pochi i tifosi che seguono la squadra del cuore anche fuori casa. Ma, ad esempio, i sostenitori giallorossi, tranne poche eccezioni, si sono comportati bene a Reggio Emilia col Sassuolo e in altri stadi.
E’ giusto dire no a tutti? Ripeto: basterebbe applicare le leggi che già ci sono senza studiare ulteriori giri di vite, misure straordinarie. Da Paese che è sempre in emergenza. Bisogna isolare i violenti, senza prendersela con tutti gli ultrà. Qualcuno ha proposto anche di sciogliere i gruppi ultrà e proibire gli striscioni (che sono già proibiti): follie di una Paese che dopo anni è ancora alle prese col problema-stadi, senza essere capaci di trovare una soluzione. Silenzio totale invece su come prefetto e questore di Roma hanno gestito la finale di Coppa Italia: lì Alfano tace. In campagna elettorale aveva promesso il Daspo a vita (impossibile) e difeso chi aveva messo in piedi un sistema di sicurezza che ha mostrato spaventose falle (vedi Tor di Quinto). Ora Alfano tace. Non una parola per Ciro. Malagò invece è fortemente preoccupato: “Quello della violenza è un problema tutto del calcio, non deve contaminare gli altri sport e non è giusto accumunare le cose”. Che succederà la prossima stagione?
Fonte: Repubblica.it