(La Repubblica) – Alla fine fu tanto rumore per nulla. In Lega Calcio vince lo status quo dei diritti tv: Sky mantiene tutta la Serie A 2015-18 per 572 milioni l’anno (8 in più rispetto all’accordo in vigore); Mediaset si assicura le partite delle migliori 8 squadre sul digitale terrestre per 373 milioni (97 in più). Un pareggio senza feriti perché Murdoch si garantisce 132 partite in esclusiva, ma al Biscione restano almeno Inter, Juve, Milan, Napoli e Roma con il l86% dello share. A vincere è stata soprattutto la paura di scontentare uno dei due operatori scatenando una guerra giudiziaria che avrebbe bloccato la gara e i pagamenti che invece, adesso, le squadre potranno usare a garanzia delle fidejussioni per finanziare il calcio mercato.
Insomma nella Confindustria del pallone si impone la linea diplomatica della Juve di Andrea Agnelli che spingeva per non danneggiare nessuno. D’altra parte le opzioni sul tavolo della Lega e dell’advisor “Infront” erano tutte rischiose da percorrere. Sky aveva messo sul piatto 779 milioni per i pacchetti A e B, quelli con le migliori squadre su satellite e digitale terrestre; il Biscione, invece, un’offerta più bassa per entrambi i lotti, puntando forte sul pacchetto D, quello con i diritti per le “altre” 12 squadre. Giocando d’astuzia, Mediaset aveva vincolato la proposta da 301 milioni (121 più di Fox e 51 più di Sky) all’assegnazione di A o B. Abbastanza per ingolosire la Lega che forte di un parere pro veritate del professor Giorgio De Nova, già legale di Fininvest, ha sostenuto che l’assegnazione dei due pacchetti più pregiati allo stesso operatore fosse in contrasto con la legge Melandri. Una teoria smontata dal governo e dal Pd: «Piuttosto – ha detto l’ex ministro delle Comunicazioni, Gentiloni – l’Antitrust può intervenire dopo l’assegnazione ».
Insomma l’intervento delle Lega pareva più come un assist a Mediaset (uscita sconfitta dall’apertura delle buste) che una scrupolosa interpretazione delle norme. Anche per questo Sky ha diffidato la Lega dal non assegnare i pacchetti alle offerte più alte. Il Biscione, però, ha controdiffidato Sky per turbativa d’asta. Scartata la possibilità di annullare il bando e davanti al rischio di ricorsi da parte di tutti gli operatori, l’advisor e la Lega hanno scelto per un accordo al ribasso con un compromesso “all’italiana”: le squadre si accontentano di 945 milioni contro i 1.100 messi sul piatto dagli operatori (sono comunque 105 in più rispetto agli accordi ancora in vigore), mentre Sky e Mediaset rinunciano all’esclusiva sui lotti migliori. Il network di Murdoch così si aggiudica il lotto A per il quale aveva già presentato l’offerta più alta e il lotto D per il quale la sua offerta era risultata terza alle spalle di Mediaset e Fox e più alta di soli 10 milioni rispetto a Eurosport.
Lo stesso vale per Mediaset che per il lotto B aveva offerto meno di Sky e Fox. Insomma un bel pasticcio che in due giorni chiude le pagine più brutte del calcio italiano. Prima la Nazionale malamente sconfitta in Coppa del Mondo, poi l’esito di un’asta dove a vincere non sono state le offerte migliori. Peraltro, il lotto D arriverebbe a Sky attraverso Mediaset, dando già per scontato che l’Agcom autorizzi la sub licenza, non prevista dal bando. In questo modo, Sky con 8 milioni l’anno in più mantiene tutta la Serie A, consapevole che rinunciare al Campionato avrebbe segnato la resa della società in Italia, dopo aver perso la Champions per l’offerta monstre di Mediaset; da parte sua il Biscione spende quasi 100 milioni in più, distribuendo però contenuti di alta qualità ai propri abbonati. La medaglia, però, ha due facce: da un lato aumentando così tanto i costi fissi dovrà crescere anche il prezzo degli abbonamenti per contenere l’eterno rosso; dall’altra parte, asset così pregiati servono ad attrarre quel partner industriale che a Cologno cercano da tempo. A cominciare da Al Jazeera, che ha ribadito l’interesse nella società della famiglia Berlusconi.