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IL TEMPO Zeman: “De Rossi mi soffriva, io no”

Z. Zeman
Z. Zeman

(E. Menghi) Via il bavaglio. Zeman rompe il silenzio imposto dal contratto con la Roma, scaduto tre giorni fa, e torna a parlare di tutto ciò che gli gira intorno, dal passato in giallorosso al presente a Cagliari e al futuro del calcio italiano.

Non si è dimenticato come si fa, anche se tiene la bocca chiusa da 15 mesi, e nel giorno della presentazione al T-Hotel, in Sardegna, risponde con tono da battaglia a chi non si è scordato dei disguidi con De Rossi nella sua seconda avventura capitolina: «Io non l’ho sofferto, forse è lui che ha sofferto me. Credo di aver fatto bene, anche se altri magari non sono d’accordo. Ho battuto Inter, Milan e Fiorentina, la squadra è arrivata in finale di Coppa Italia, a detta di molti giocavamo il miglior calcio e ho fatto guadagnare tanti soldi alla società dalle cessioni di Osvaldo, Lamela e Marquinhos. Non cerco rivincite, cerco di fare bene».

Il boemo si prende i meriti delle ricche vendite, ma a 17 mesi di distanza dall’esonero non ci pensa nemmeno a fare mea culpa per come sono andate le cose: storte. Nell’intervista dell’aprile 2013 aveva messo sul piatto della bilancia anche i tanti abbonamenti sottoscritti dai tifosi: «Non capisco perché mi abbiano ingaggiato, forse serviva un nome buono per la piazza», le parole che avevano fatto arrabbiare la Roma, facendo scattare la minaccia di rompere il contratto in caso di nuove sgradite dichiarazioni.

Zeman non ha più parlato, per non perdere lo stipendio. Ne sono successe di cose da allora e chissà quante ne avrebbe dette alla nemica di sempre, la Juventus, dopo un campionato vinto tra accuse di «aiutini» e chiacchiere da bar.
Nel frattempo è cambiato anche lo scenario ai vertici del calcio italiano:«Siamo rimasti un po’ indietro, eravamo quelli che pensavano che siamo molto bravi, mentre gli altri Paesi facevano qualcosa per il calcio. A capo della Figc serve uno che ami il calcio e non i soldi. Bisogna darsi una mossa: servono strutture e non parlo solo di stadi, ma anche di campi per ragazzini». La sua passione. Tre di quelli cresciuti al Pescara sono volati fino in Brasile, ma purtroppo il sogno è finito presto. Per colpa di chi? «Non è giusto prendersela solo con Balotelli: se la squadra non rende è colpa di tutti». A Zeman il mestiere del ct non piace: «È più una questione politica che tattica. Io ho bisogno di stare sul campo tutti i giorni».

Ora può tornare a farlo e ricomincerà proprio da dove aveva finito.Roma-Cagliari del 1° febbraio 2013 fu la sua ultima partita sulla panchina giallorossa, adesso si accomoda su quella rossoblu. E c’è mancato poco che fosse il rossoblu del Bologna: «Avevo raggiunto l’accordo, ma mi sono spaventato per la situazione societaria. A Cagliari c’è la nuova proprietà e c’è entusiasmo. Sono qui per far divertire i tifosi». Al capitano Conti ha già qualcosa da rimproverare: «Sarà il leader dello spogliatoio, ma qualche espulsione se la dovrebbe risparmiare». La prima cosa in agenda è una sigaretta con Gigi Riva: «Per me è un idolo», mentre aspetta la chiamata di Totti: «Ancora non l’ho sentito, si vede che gira per il mondo». Zeman, invece, si è fermato a Cagliari.

 

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