(F. Ceniti) Nel giorno del saluto a Stefano Braschi, della volata ancora aperta per la successione al ruolo di designatore della A e delle promozioni degli arbitri, ci pensa Marcello Nicchi a mettere il carico: il presidente dell’Aia risponde in modo diretto su spray e moviola in campo. Il risultato finale è un pareggio: un sì e un no.
Spray e tecnologia L’apertura totale è per la bomboletta utilizzata al Mondiale dai direttori di gara per far rispettare la distanza alla barriera sulle punizioni. «Ammetto di aver cambiato idea, non ero convinto sulla utilità. E invece serve eccome: i giocatori non si spostano di un millimetro, si evitano balletti e contestazioni. Ecco perché discuteremo con la Federcalcio e con le varie Leghe in modo da valutare i costi e la fattibilità di una sperimentazione. E’ chiaro che non si potrà avere lo spray in tutte le categorie, ma da parte nostra c’è la disponibilità ad adottare questa novità». Tradotto: dalla prossima stagione lo spray sarà di sicuro utilizzato in A e probabilmente anche in B. Più difficile in Lega Pro, ma non è da escludere. Capitolo tecnologia. Qui nessun passo indietro di Nicchi. «Ero e resto contrario alla moviola in campo. L’apertura di Blatter? Ne prendo atto, ma al momento resta una dichiarazione d’intenti. Lui ha il potere di presentare una proposta all’International Board, poi deve essere approvata (la riunione è prevista nel 2015 e deciderà se dare il via libera ai test in qualche competizione giovanile o minore, ndr). Resto dell’avviso che la tecnologia funziona sul gol-non gol, mentre sul resto ha poco senso. Poi siccome non sono io che faccio le regole del calcio, se ci diranno di applicare la moviola in campo, lo faremo. Faccio notare che c’è un’altra componente importante come l’Uefa di Platini non proprio in sintonia con questa frequenza. Ecco, sto dalla parte di Platini, uno che qualche calcio al pallone l’ha dato e forse è il più indicato per giudicare queste cose. Tra l’altro noi abbiamo sposato l’idea degli addizionali: ha dato ottimi risultati anche in Europa, basta chiedere a Collina, e ci sembra la strada migliore da seguire ».
L’augurio a Rizzoli Nicchi ha poi ricordato con orgoglio il «pezzo» d’Italia rimasto in Brasile: «Siamo tutti dispiaciuti per l’uscita della Nazionale, ma c’è ancora chi tiene alto il tricolore al Mondiale: al nostro Nicola Rizzoli vanno tutti gli incoraggiamenti possibili. Di sicuro fino ai quarti di finale è arrivato, ma noi speriamo che possa salire ancora più in alto e non poniamo limiti». La crisi della Figc e i tagli paventati dal Coni al mondo del pallone (sono 62 milioni di euro) potrebbero toccare anche il mondo arbitrale, ma Nicchi non è preoccupato da questo scenario: «Per noi non cambierebbe nulla: d’altronde che facciamo? In un anno ci sono 580.000 partite, in 100.000 non mandiamo più l’arbitro… Oppure non rimborsiamo la benzina e non diamo i soldi per far mangiare un panino dopo la gara ai nostri giovani colleghi?».
I saluti di Braschi Abbronzato e disteso, Stefano Braschi si è tolto qualche sassolino: «Abbiamo fatto un ottimo lavoro nonostante qualcuno abbia detto il contrario in modo pretestuoso. L’ultimo anno è stato il migliore e il gruppo di arbitri è cresciuto. Il mio successore troverà una squadra molto compatta, con un’ampia possibilità di rotazione: le big possono essere dirette da tutti e non solo da tre o quattro nomi. Sono anche convinto che ci siano ancora margini di miglioramento e pertanto chi verrà dopo di me farà sicuramente meglio». Braschi potrebbe adesso restare nel mondo del calcio, magari con un incarico in Figc.