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LA REPUBBLICA Champions e Serie A, prove di un nuovo duopolio

Diritti Tv
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(S. Carli) –  Verrebbe da dire che morto un duopolio se ne fa un altro. Le cose non stanno proprio così e per quanti elementi di accordo Mediaset e Sky possano trovare in questa fase, non sarà mai una replica dello sciagurato “pax” traviale Mazzini e il Biscione che ha tenuto banco in tutto il ventennio passato. Non è un duopolio quindi, e forse neanche un cartello: però il fatto che l’accordo tra la pay tv di Murdoch e il gruppo Berlusconi abbia avuto un costo che è stato pagato dalle squadre di calcio della Serie A è un dato di fatto. Senza la rinuncia della Lega Calcio ai 140 milioni di maggiore offertada parte del Biscione sul pacchettoD (le 12 squadre minori in esclusiva) non ci sarebbe stato l’accordo. Si possono avanzare due obiezioni a questa ricostruzione delle cose. La prima è che quei 140 milioni erano puramente virtuali perché Mediaset non li avrebbe mai pagati senza avere anche uno degli altri due pacchetti pregiati; la seconda, che 140 milioni in meno sono un prezzo equo da pagare per evitare un contenzioso legale a quattro (Sky, Mediaset, Lega e advisor) che sarebbe finito in un bagno di sangue collettivo stile “muoia Sansone con tutti i Filistei”.

Comunque sia, il dato di fatto inoppugnabile è che in una settimana i due nemici storici della pay italiana hanno facilmente trovato la quadra di un accordo in cui entrambi possono dire di aver vinto. E questa è la sostanza. Quanto sia largo il perimetro dell’accordo è invece ancora presto per dirlo. La domanda chiave è se gli impegni reciproci che hanno permesso ai due contendenti di alzarsi dal tavolo con laspartizione salomonica dei prossimi tre anni di Serie A comprenda o meno anche la Champions League. Per questo si dovrà aspettare giusto un anno: sarà infatti l’edizione 2015-2016 la prima della nuova gestione Mediaset, e uno “scambio” di diritti come quello che ha caratterizzato il triennio in corso può essere concretizzato in pochissimo tempo, anche all’ultimo momento. Tutto dipenderà quindi da come Sky e Mediaset si troveranno tra un anno. Se Mediaset sarà alla fine riuscita a stringere un accordo (con Al Jazeera o con altri) anche sul perimetro ormai solo italiano di Premium. E se Andrea Zappia, ad di Sky Italia, sarà riuscito ad aggiungere in questi prossimi dodici mesi nuovi tasselli al suo piano di medio-lungo periodo di creare una presa di mercato della sua pay-tv sempre meno calcio-dipendente.

Vuol dire che in casa Sky la tentazione di provare a fare a meno della Champions è un’opzione che tutti tengono in considerazione. E forse la magra figura del calcio italiano ai Mondiali potrebbe non essere estranea: anzi, magra figura sia degli italiani che degli inglesi, ossia dei due mercati che fanno pagare di più i diritti tv dei loro campionati. Si sa che a sostenere l’audience e gli abbonamenti sono le partite con i club nazionali. E questi, se dovessero confermare i risultati sportivi degli ultimi anni, escono dalla Champions in massa e rapidamente, mentre la loro presenza nella competizione inferiore, la Uefa League (su cui si concentrerà Sky al posto della Champions), riesce di solito a prolungarsi maggiormente nel corso della stagione. D’altra parte in Sky hanno subito fatto sapere, dopo la vittoria di Mediaset nell’asta Champions con un rialzo più che sostanzioso rispetto all’edizione in corso, che il prezzo pagato (si ipotizza attorno ai 250 milioni per ognuno dei tre anni) era troppo alto in relazione al numero di partite dei club italiani. Ovviamente, nel caso che tra un anno Sky e Mediaset dovessero trovare un accordo per condividere anche la Champions, il prezzo di carico dei diritti si abbatterebbe notevolmente per entrambi, e con vantaggi sui rispettivi bilanci. Alla fine dunque a determinare la decisione saranno probabilmente le strategie di Al Jazeera e più esattamente la direzione che queste prenderanno, ora che è chiaro come il mercato spagnolo sia definitivamente fuori della loro portata. Se si accontenteranno di avanzare un passo dopo l’altro, allora l’idea di mettere piede in Italia avrà il suo valore strategico, l’operazione di rilevare Premium si farà e questo farà ripartire in modo ancora più acceso la concorrenza con Sky.

Ma c’è da valutare l’altra opzione. Il secco “no” incassato in Spagna (e forse perfino i guai giudiziari di Sarkozy in Francia, che è stato il loro anfitrione per l’ingresso in pompa magna nel mercato transalpino) potrebbe consigliare prudenza e il rientro in una posizione meno aggressiva e più attendista. Se così fosse (e se le opzioni alternative ipotizzate, da Vivendi a Telefonica non si concretizzassero) l’operazione Premium potrebbe o saltare del tutto o limitarsi ad una posizione di rincalzo. In questo caso tutto lo sforzo per far diventare Premium redditiva resterebbe sulle spalle del Biscione e una condivisione dei costi acquisterebbe tutt’altro peso. Nel frattempo sulle reti terrestri di Mediaset stanno andando in onda gli spot di Sky. Non sarà una pace ma vi assomiglia molto.

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