(E. Menghi) – Un unico candidato spacca il calcio italiano. Per ora, Carlo Tavecchio è il solo nome in lista per la successione ad Abete in Figc, ma non piace a tutti. Il grido d’allarme lanciato da Andrea Agnelli è stato raccolto da Aurelio De Laurentiis e James Pallotta, oltre che da Barbara Berlusconi, che però dovrà rimettersi al giudizio di Adriano Galliani, più propenso a votare per il 71enne sponsorizzato dalla Lega Nazionale Dilettanti, nel segno della continuità. È invece un volto nuovo quello che cercano i numeri uno di Roma e Napoli, che non fanno nomi ma chiedono di rinnovare e, possibilmente, ringiovanire i vertici del calcio.
Pallotta ha scelto il sito ufficiale del club giallorosso per prendere posizione e non cerca alleanze: «AS Roma è a favore dell’assoluto rinnovamento di governance, regole e uomini che fino ad oggi hanno gestito il calcio italiano portandolo ad una perdita di credibilità ed interesse sul mercato domestico e ancor di più su quello internazionale. La soluzione delle problematiche deve essere affidata a personaggi autorevoli e indiscutibilmente distanti dalle logiche che fin qui non hanno prodotto soluzioni». No a Tavecchio e no alla «vecchia guardia». I dirigenti giallorossi Baldissoni, Zanzi e Fenucci ne hanno parlato ieri con De Laurentiis a margine dell’inaugurazione del Cinecittà World a Roma. Il presidente del Napoli non guarda la carta d’identità, ma l’età mentale del futuro presidente della Figc: «Mi auguro che sia uno giovane di testa, veloce di pensiero, in grado davvero di rinnovare il sistema calcio. Bisogna ricominciare da zero senza aver paura, come hanno fatto Germania e Inghilterra. Dobbiamo estirpare il cancro».
Serve allora un cambiamento radicale che difficilmente Tavecchio potrà mettere in atto. Le elezioni sono in programma l’11 agosto, la Lega Serie A si incontra in assemblea il 17 luglio e le valutazioni sul nuovo presidente federale sono il quinto punto all’ordine del giorno. «È quella la sede dove i club di A si confronteranno e vedranno i programmi degli eventuali candidati prima di tirare conclusioni. Sono vicepresidente di Lega, per me è doveroso stare in silenzio», ha detto Galliani incalzato sulla diversità di vedute con Barbara, che nel giorno del benvenuto a Inzaghi evita di rispondere: «È un bel giorno per il Milan e deve rimanere tale». Il nome forte che potrebbe intaccare la leadership di Tavecchio è quello di Albertini: Tommasi spera di convincerlo a candidarsi, ma il 20% dell’assocalciatori, il 10% dell’assoallenatori, il possibile 2% degli arbitri con l’aggiunta delle società anti-Tavecchio lo porterebbero circa al 40%, contro il 60% di quello che ad oggi resta l’unico candidato. Troppo poco per trovare il coraggio di tornare dopo le dimissioni da vicepresidente.