(A. Catapano) – C’è un incontro, andato in scena il 27 giugno a Scampia, che illustra benissimo quali devastanti effetti sull’ordine pubblico negli stadi italiani produrrà la morte di Ciro Esposito. A margine dei funerali del ragazzo, cui hanno partecipato i rappresentanti delle tifoserie di mezza Italia, i capi ultrà del Napoli hanno dato udienza ai leader della curva della Lazio, scesi a Scampia per omaggiare Ciro, incassare la gratitudine dei colleghi per il sostegno offerto alla famiglia e provare a trattare, per conto dei romanisti (proprio così), una resa onorevole, senza ulteriore spargimento di sangue. Il rifiuto dei napoletani è stato netto e anzi gli stessi laziali sono stati messi in guardia: da oggi in poi, gli hanno raccomandato, fatevi gli affari vostri. E chi dal 3 maggio scorso monitora il lavoro delle «diplomazie ultrà», racconta pure di altri inquietanti segnali inviati dai napoletani alle tifoserie in buoni rapporti con la curva romanista, per esempio i palermitani: «L’anno prossimo scegliete bene da che parte stare — gli hanno intimato — altrimenti pure voi finirete nei casini».
Fuori controllo «Preparano la guerra facendo terra bruciata intorno ai romanisti — racconta una fonte accreditata del Viminale —. Cercheranno in tutti i modi di vendicare il morto e se non faremo qualcosa di eclatante ci riusciranno. Anche perché — conclude —, presto questa guerra potrebbe coinvolgere anche l’estrema destra romana e la sinistra antagonista napoletana (una delle piste che gli inquirenti seguono per l’accoltellamento di Federico Sartucci, ndr)». In questo quadro va letto il piano della Questura di Roma, suggerito proprio dal ministero: chiudere di notte e nei giorni festivi la metà dei commissariati della Capitale e destinare parte del personale all’ordine pubblico in piazze e stadi. E in questo quadro, ormai sfuggito di mano, sposta poco perfino l’identificazione e la perquisizione nelle abitazioni dei quattro ultrà romanisti (esponenti della curva Nord pronti a tornare in Sud, tutti con precedenti da stadio) che erano con Daniele De Santis a Tor di Quinto prima che sparasse a Esposito: gli sono stati sequestrati i telefonini e i caschi, del modello di quelli che indossavano sulla scena del crimine. I pm Albamonte e Di Maio sono pronti a iscriverli nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario.