(S. Pieretti) Tutto si muove affinché nulla si muova. A parte l’introduzione ufficiale dello spray, già decisa dalla serie B e ora approvata anche in A, come ausilio per gli arbitri nel far rispettare la distanza sulle punizioni, il Consiglio federale di ieri non ha spostato gli equilibri in vista della prossima elezione del presidente.
Anzi. La figura di Carlo Tavecchio ne esce ulteriormente rafforzata, il rischio concreto è quello di una candidatura unica. Demetrio Albertini è il principale indiziato per recitare il ruolo dell’antagonista, ma al momento non si muove, perché non ha garanzie sufficienti: meglio patteggiare la resa in cambio di una conferma nel Club Italia piuttosto che mettersi di traverso rischiando la poltrona.
Lotito e Galliani continuano a lavorare per Tavecchio, il presidente laziale avrebbe in tasca uno dei due posti da vicepresidente – con l’altro destinato a Macalli – l’Ad del Milan finora ha disinnescato i pochi moti reazionari della Lega di Serie A, mentre Agnelli «ha tutti i requisiti per entrare nel consiglio federale» dice Beretta. Giovedì Lotito e il presidente juventino hanno ricevuto l’incarico di stilare le linee guida da presentare ai prossimi candidati, partendo da filosofie diametralmente opposte.
Di certo la Lega di Serie A vorrà maggior peso politico (ora il voto conta il 12%), e maggior libertà di azione. Ma le proposte saranno anche concrete: modifica della giustizia sportiva, riforma dei campionati con la Serie A ridotta a 18 squadre (le piccole son contrarie e daranno battaglia), iscrizione al torneo e norme Covisoc semplificate. Tavecchio fa il pesce in barile, il tempo è dalla sua parte, Tommasi spera di trovare un’alternativa valida. E c’è Carraro che sponsorizza Tavecchio. Il dado è tratto.