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IL TEMPO Addio Lazio: “Offerta inadeguata”. Clamoroso

Davide Astori
Davide Astori

(D. Palizzotto) Addio Lazio, Davide Astori è un nuovo giocatore della Roma. L’obiettivo inseguito per mesi è sfumato in poche ore, sfuggito dalle mani biancocelesti per approdare a Trigoria, nell’ennesimo derby perso dalla Lazio negli ultimi dodici mesi.

Eppure stavolta sembrava fatta. Dopo settimane in altalena tra promettenti accelerazioni, pericolose frenate e preoccupanti arrabbiature del presidente Tommaso Giulini, stavolta Astori sembrava a un passo dalla Lazio. E invece qualcosa è andato storto e il passo è diventato una voragine impossibile da scavalcare per Lotito, mentre la Roma procedeva spedita, senza esitazioni, e si assicurava in poche ore il centrale lombardo.

Ma cosa è successo? Come è possibile aver perso così il principale obiettivo per una difesa mai così incompleta? Nel silenzio di Lotito, la spiegazione è arrivata direttamente da Giulini: «Abbiamo fatto una contro-offerta alla Lazio – ha rivelato il patron del Cagliari – abbiamo chiesto 7 milioni, richiesta ferma e inderogabile. Poco fa Lotito ha chiamato il ds Marroccu per farci sapere di non essere interessato a chiudere l’affare a queste cifre. Ci ha detto di ritenerci liberi, dunque la trattativa è chiusa».

Chiusa, anzi sepolta. E la ragione è presto spiegata. L’ennesimo tira e molla del presidente Lotito ha fatto nuovamente infuriare Giulini, tornato sulle posizioni della scorsa settimana quando aveva rivelato ai suoi collaboratori un perentorio «Astori non andrà mai alla Lazio». Dopo l’ennesimo colloquio col proprio giocatore, il patron del Cagliari aveva cambiato idea riaprendo, per accontentarlo, il discorso con Lotito. Ma quando la Lazio – dopo aver provato ad inserire nell’affare Novaretti, Cana e Ciani per risparmiare qualche euro – ha abbassato l’offerta di un milione, da 7 (5,5 subito più un bonus da 1,5 alla prima presenza) a 6, Giulini è tornato sui suoi passi trovando la piena comprensione da parte del difensore lombardo.

Non a caso, pochi minuti dopo Astori – rimasto in tribuna ad assistere al test del Cagliari contro l’Indonesia under 23, forse, anzi sicuramente in attesa di buone notizie per raggiungere il ritiro biancoceleste distante pochi chilometri – ha annunciato il rinnovo del contratto fino al 2018:«Sono qui da 6 anni – ha spiegato il centrale lombardo – in Sardegna sono cresciuto e maturato. A me sarebbe convenuto andare in scadenza ma volevo dimostrare la mia riconoscenza verso il Cagliari: ringrazio il presidente Giulini, abbiamo deciso insieme».

Un segnale chiaro per la Lazio e un funereo presagio diventato realtà poche ore dopo. Perché il rinnovo del contratto con la società sarda è stato una dolorosa beffa per Lotito, mai così sicuro di avere il giocatore in pugno, mentre il Cagliari e Astori avevano già trovato un accordo con la Roma per otto milioni di euro, cifra di poco superiore a quella chiesta da Giulini alla Lazio.

Si è chiusa così per la Lazio una giornata davvero brutta, nella quale è arrivato anche l’infortunio di Filip Djordjevic. Una giornata inattesa per il ds Tare, ancora incredulo ieri notte quando ha cercato di spiegare ai tifosi presenti ad Auronzo le speranze della Lazio: «Dobbiamo puntellare il reparto arretrato e lo faremo – ha dichiarato – abbiamo le idee chiare, l’importante è prendere le cose con la giusta tranquillità, tutto può cambiare da un momento all’altro. E Astori non ha ancora firmato con la Roma».

In ogni caso la Lazio ora dovrà ripartire in fretta per centrare gli altri obiettivi, a cominciare dall’olandese De Vrij. L’intesa con il giocatore è stata raggiunta da tempo ma questo non basta, come ha insegnato Astori. Al momento la Lazio è disposta a mettere sul piatto 8 milioni, il Feyenoord ne vuole almeno 9: una distanza non così grande, ma da colmare in fretta per respingere gli attacchi di Manchester United, Schalke 04 e Borussia Dortmund. Gli altri nomi sul taccuino biancoceleste sono noti: da Paletta a Mendes, da Rajkovic fino a Ogbonna, che la Juve lascerebbe partire solo se Lotito accettasse un dialogo per Candreva. Ma ora è meglio non pensarci.

 

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