Da primo acquisto dell’epoca Guardiola a primo arrivo del Garcia anno secondo. Sono passate sei stagioni ma per Seydou Keita il tempo sembra scorrere a velocità diversa. I primi sessanta minuti di Roma-Liverpool hanno messo in luce la sua intelligenza, il suo acume tattico e la sua buona visione di gioco. “E’ stato il mio termometro emotivo a Barcellona” ha detto il tecnico che ha cambiato il calcio nell’ultimo decennio e Rudi Garcia lo ha piazzato al centro della sua vera prima Roma. Keita si è piazzato davanti a Benatia e Castan e con Nainggolan e Florenzi ai fianchi, già pronti a recuperi ad alta velocità, ha dettato il ritmo di gioco. Sempre pronto nel ricevere smarcato il pallone dai difensori, ottimale nella lettura del gioco anche in fase offensiva. Il maliano è stata la vera nota positiva della partita vinta dalla Roma al 90′ grazie all’autogol di Agger.
RITMI BASSI E CARATTERE – L’amichevole del Fenway Park è scivolata via come una lezione di matematica in un liceo classico, un mastodonte dalle poche emozioni e dall’intensità al minimo. Sia la Roma che il Liverpool (più avanti di due settimane) hanno indubbiamente risentito della preparazione fisica e l’intento di non forzare dei giocatori era palese. Tra una distribuzione di gioco e l’altra di Keita, è apparso sporadicamente Francesco Totti: diciassette minuti e mezzo di partita insieme ed ecco il primo passaggio filtrante tra centrale e terzino avversario per lo scatto della saetta Iturbe. Un filo lungo, peccato. Seguendo alla perfezione i dettami di Garcia, la Roma non ha mai rischiato anche spingendo altissima con Somma a destra e Cole a sinistra. Per poco Totti alla mezzora non è riuscito a correggere in rete di ginocchio un cross dal fondo di Cole imbeccato in verticale da Nainggolan. Il belga, come Lucas Leiva e qualche altro Reds, non ha mai tirato indietro la gamba dimostrando di avere mantenuto intatto il suo livello di aggressività. Il carattere della Roma di Garcia si è rivisto anche nelle poche ma spietate chiusure di Benatia e Castan. Lambert (106 gol in cinque stagioni al Southampton) è stato reso inoffensivo e solo una volta, con Benatia già negli spogliatoi, ha impegnato seriamente Skorupski. Respinta perfetta sul primo palo.
CAMBIO DI MODULO – Dopo mezzora di 4-3-3, Garcia ha spostato Florenzi esterno alto a sinistra portando Ljajic a svariare a tutto campo: un 4-2-3-1 col serbo che ha messo in mostra un paio di accelerazioni importanti ma ancora poco concrete. Cercando sempre un possesso palla a terra ordinato, la Roma ha compensato il divario atletico con il Liverpool. L’ingresso di Destro ha riportato Ljajic a sinistra con Totti trequartista puro: al 54′ il capitano ha illuminato nuovamente il Fenway Park con un passaggio verticale per Destro, pizzicato in offside millimetrico. Al centravanti manca ovviamente la brillantezza giusta, normalità per un fisico così potente.
L’INGRESSO DEI GIOVANI – I nove cambi operati all’ora di gioco hanno lasciato indicazioni significative: al momento Emanuelson è il vice Cole, Pettinari è un jolly offensivo con cambio di passo e dribbling secchi e la coppia Ucan-Paredes non è geneticamente in grado di buttare un pallone. Il turco e l’argentino sono cresciuti con il passare dei minuti, impressionando sia nei contrasti difensivi sia nella gestione del pallone. Spettacolare il calcio di collo esterno con cui Paredes ha eseguito l’angolo che ha portato al gol del vantaggio. Gol sfiorato solo pochi istanti da Sanabria, secondo giallorosso più giovane in campo dietro a Calabresi, già in grado di lasciare sul posto tre inglesi e impegnare seriamente il portiere avversario.
Daniele Luciani (@DanieleLuciani6)