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GAZZETTA DELLO SPORT Totti, Rocky e Ilary. Gli States dicono Roma

Totti a Fiumicino
Totti a Fiumicino

(D. Stoppini) L’ultimo scatto della tournée è nello smartphone delle due hostess Alitalia, che a metà del volo che riportava a Fiumicino la Roma quasi baciavano il selfie appena strappato a Totti. Scene da Roma, scene da Stati Uniti. Scene da Boston, Logan airport che sembra la stazione Termini alla partenza del volo: tifosi con maglia e sciarpa giallorossa accerchiano i giocatori, costretti a rifugiarsi nella lounge, tra lo stupore del poliziotto che chiede alla hostess Alitalia «che succede? chi sono?». Sono i giocatori della Roma, che in 17 giorni hanno sudato, scherzato, vinto, perso, senza dubbio parlato. Parlato tanto.Perché la tournée iniziò con una cena, al ristorante Nebo, tra James Pallotta e la squadra, quella del «tranquilli, quest’anno si vince tutti insieme» detto a Benatia con l’amico Pjanic lì vicino. 

Chi c’era e chi no – È stato il tour dei presenti e degli assenti. Di Gervinho che non è mai arrivato, nonostante l’attesa dei compagni che sui social gli scrivevano «ti aspettiamo fratello». Di Astori, il cui derby di mercato ha animato il giorno prima del trasferimento a Denver. Denver e i suoi tornado, uno dei quali scampato dalla Roma solo perché in partenza da un aeroporto secondario. È stata la tournée di Ljajic, uno dei più positivi alla faccia delle voci di mercato. Meno di Iturbe, ancora avulso dal gioco di Garcia, o di Destro, che con il gol in estate proprio non è riuscito a fare amicizia. Pallotta? Era lui il protagonista assoluto. Come quando ha invitato tutta la squadra a cena nella sua tenuta da 25 milioni di dollari, e accogliendo i giocatori ha detto loro «stasera per voi sono Jim, non il presidente. Siete qui per divertirvi». E via col barbecue, la piscina e il campo da basket, con Ljajic e De Rossi sugli scudi. De Rossi sempre in prima fila negli allenamenti, vicino a Benatia e Pjanic. Il più simpatico? Stravince Florenzi, che mentre Uçan per sbaglio gli ruba un pallone in allenamento urla sorridente«Quello è mio, stai bono, te tajo i capelli eh? ». Chissà cosa avrà capito il turco. Forse niente. O forse tutto, se è vero che a metà dell’opera la società gli ha messo a disposizione un traduttore.

Totti e Rocky – E poi Garcia, tanto arrabbiato dopo la partita con l’Inter quanto fiducioso al ritorno in Italia: lo stress dei viaggi è finito, ora l’Austria per gli allenamenti veri. E ancora: ecco Rocky, la scalinata del Museum of art, dove la Roma ha posato per una foto, con Totti che prendeva in giro Cole che di mettersi in riga proprio non ne voleva sapere. Per la verità, a Totti hanno provato a far girare pure una scena in stile «Adrianaaaa». «Dai Francesco, dì “Ilary ti amo”». E lui: «E perché? Tanto lei lo sa già…». Lo sa la Roma tutta che l’obiettivo si chiama scudetto. Garcia ha provato con il passare dei giorni ad abbassare i toni. Ma Nainggolan è stato chiaro: «Siamo più forti rispetto a un anno fa». Dodici mesi dopo, gli States regalano ottimismo.

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