(M.Pinci) – Di gruppo, sanzioni più lunghe, divieto di trasferte fino a due anni, arresto differito esteso anche ai razzisti e inasprimento delle pene per la frode sportiva. A 3 mesi dalla sparatoria che ha macchiato con il sangue di Ciro Esposito la finale di coppa Italia, il decreto sulla sicurezza negli stadi promesso sull’onda emotiva dei fatti dell’Olimpico vede la luce. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il documento proposto dai ministri dell’Interno Alfano e della giustizia Orlando, che si propone di offrire «gli strumenti di prevenzione e di contrasto» ai «fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive».
Una stretta contro gli ultrà: «Li tratteremo come mafiosi». Così era stato annunciato e così è accolto — pur trovando anche molte critiche da una parte dell’universo istituzionale — il pacchetto di misure. Chi invoca investimenti ingenti nell’attività di intelligence per prevenire episodi di violenza fuori dagli stadi, zona franca in cui dilaga la violenza ultrà, resta ancora una volta deluso: Alfano punta invece sul Daspo «di branco », come lo ha definito il ministro, e che potrà colpire gruppi organizzati di tifosi o insiemi di persone per le responsabilità di una parte. Di fatto, basterà essere affiliati a un gruppo in cui qualcuno lancia un sasso (o farne parte in quel momento), per vedersi recapitare il divieto di accesso alle manifestazioni sportive: che da oggi potrà essere esteso per i recidivi fino a 8 anni, e non più solo fino a 5.
Con il Daspo di gruppo il ministero dell’Interno spera di scoraggiare chi nel branco cerca rifugio per assaltare le forze dell’ordine o cercare scontri con altre tifoserie e svuotare le curve dai violenti cacciando gruppi interi. Ma soprattutto di arginare la fragilità giuridica del Daspo, proprio grazie all’alibi della massa usato da tanti («Mi sono trovato in mezzo agli scontri»), nei ricorsi al Tar. «Possiamo restituire il pallone agli italiani», grida vittoria Alfano. Anche Malagò applaude «un importante passo avanti nell’ottica della prevenzione degli episodi di violenza legati allo sport, per incentivare il ritorno delle famiglie negli impianti».
Ma la misura mostra altre criticità. C’è già chi ritiene il provvedimento inapplicabile: «Sta al diritto come un pugno in faccia, la responsabilità penale è personale», avverte l’avvocato degli ultrà Bordoni. In più, per gli uffici investigativi vorrebbe dire “censire” i gruppi organizzati di tutte le tifoserie d’Italia, sforzo incredibile a livello di tempi e costi. Di certo il Daspo diventa versatile: sarà applicabile a qualunque episodio di violenza nella vita quotidiana. E potrà essere esteso a striscioni e scritte incitanti alla violenza. Ma il decreto, che vieta rapporti commerciali tra tifoserie violente e società sportive e punta a snellire nel termine delle 48 ore le procedure d’adeguamento strutturale degli impianti, segna soprattutto una stretta intorno al tema del razzismo, di freschissima attualità nelle curve di tutto il paese.
Estendendo anche a episodi di odio razziale l’arresto differito alle 36 ore successive al reato, già previsto per i reati da stadio. Altro punto forte, il divieto di trasferte di un’intera tifoseria per 2 anni di fronte a episodi di particolare violenza, «con la chiusura della curva o il divieto di vendita dei biglietti alle tifoserie». Ma il decreto acuisce anche le pene per la frode sportiva: una scelta figlia degli scandali sul calcio scommesse degli ultimi anni: le combine potranno essere punite con reclusione fino a 6 anni, e fino a 9 in caso di alterazioni dei risultati del concorso pronostici. Rendendo possibili l’arresto e le intercettazioni nella fase d’indagine.