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LA REPUBBLICA Nazionale, Conte verso la panchina: “Ma voglio carta bianca”

Antonio Conte
Antonio Conte

(M.Pinci/F. Bianchi) Il telefono squilla su una spiaggia della Croazia: “Pronto Antonio Conte? Sono Carlo Tavecchio…”. Il neo presidente della Federcalcio inaugura il primo giorno di mandato con la telefonata che aspettava di fare da oltre due settimane: quella all’allenatore scelto per il nuovo corso, il commissario tecnico che dovrà gestire la rifondazione della Nazionale: Conte non ha detto “no”. Anzi, il tecnico ha sposato pienamente il progetto Italia del neo leader della Figc, eppure ha risposto a una proposta con una controproposta: “Si può fare, ma alle mie condizioni”, il senso del discorso. Sabato il giorno decisivo per limare le ultime distanze, e Conte sarebbe già pronto ad anticipare il rientro dalle vacanze. Colloqui anche oggi: in fondo in Italia non avrebbe potuto allenare altri club fino a giugno, come da clausola voluta dalla Juve.

“Sarai un ct a tempo pieno”, ha promesso Tavecchio. Che da ieri conosce le condizioni, economiche e non, per strappare il sì del più vincente dei tecnici sul mercato: Conte ha chiesto carta bianca su tutto. Una sorta di manager con deleghe su ogni aspetto legato alla Nazionale, non solo sportivo. Ora è la Federazione a dover decidere se farsi carico di una figura tanto ingombrante. Sul piatto supervisione sulle giovanili, organizzazione gestionale, viaggi, ritiri e stage, figure da inserire a supporto dello staff, investimenti, infrastrutture, persino la comunicazione. Anche a costo di sovrapporsi alla squadra di Tavecchio: da Michele Uva, futuro direttore generale, a Andrea Butti, ex manager Uefa stimatissimo da Platini che si occuperà dei rapporti internazionali. O di sfidare gli sponsor, che pure contribuirebbero a sostenere il suo contratto: Conte ha chiesto i 3 milioni all’anno che garantiva la Juventus. La nuova Figc ne offre 1,3 per 2 anni – fino a fine mandato presidenziale – più ricchi bonus. La distanza economica evidentemente è ancora ampia. La chiave per sbloccarla sarebbero i diritti di immagine: lasciandoli al tecnico – come a Prandelli nell’ultimo contratto – è possibile ottenere uno sconto. L’idea di Tavecchio è comunque annunciarlo già lunedì in occasione del primo Consiglio federale, per poi magari presentarlo entro un paio di giorni. Gli altri candidati, Zaccheroni e Guidolin, intanto giurano in coro: “Nessuno mi ha chiamato”.

Ma le questioni aperte nella pancia della neonata Federcalcio non si fermano al futuro ct. Lotito è incontenibile, e dopo aver gestito la regia dell’elezione, passa all’incasso: il presidente della Lazio vuole la delega al Club Italia e per averla nonostante l’evidente conflitto d’interessi è disposto a rinunciare alla vice presidenza al fianco del vicario Abodi. Una grossa grana per il presidente, orientato su Perrotta per il settore giovanile e scolastico: “Se verrà proposto ci penseremo”, replica l’Aic. Che Tavecchio aveva provato a sedurre con altra proposta choc: lunedì in assemblea tra due votazioni aveva offerto una vice presidenza a Damiano Tommasi, n.1 degli atleti sconfitti. Rifiuto inevitabile: “Sarebbe stato scorretto nei confronti di Albertini”. E avrebbe sancito il trionfo dell’ingegnere di Ponte Lambro.

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