(A.Schiesari) – Inizia così, con una firma su un contratto finto a uso e consumo dei fotografi, l’avventura di Antonio Conte alla guida della Nazionale. Tra le edere rampicanti dell’hotel 5 Stelle nel parco romano di Villa Borghese e le prime insidiose domande della stampa (“Pensi di poter conquistare tutti?”; “Sei stato considerato il Mourinho italiano”; “C’è poco tempo, ma sei già sul pezzo”), Conte siede affianco al presidente della Figc, Carlo Tavecchio. Dopo lo show in stile Porta a Porta, si parla di ingaggi: Conte riceverà oltre 4 milioni di euro l’anno, diventando il terzo tecnico di Nazionali più pagato al mondo.
UNO VALE DIECI: perché non accettare lo stesso stipendio di Prandelli, 3 milioni l’anno? Il tecnico leccese risponde, ma lo fa parlando di sé in terza persona: “Antonio Conte ha un’immagine acquisita nel tempo con le vittorie e i successi, per questo vale dieci. Mentre un’altra persona ha un’imma – gine che può valere uno. È stato dato il giusto diritto all’imma – gine da me concessa alla Federazione”. Questo, nel Conte-pensiero, spiega perché l’ex tecnico della Juventus guadagnerà quasi quanto Joachim Loew, Luis Van Gaal e Alejandro Sabella messi insieme, i Ct che hanno portato le rispettive Nazionali ai primi tre posti del mondiale in Brasile. Tavecchio invece parla di investimento per la Nazione, non solo per la Nazionale: “L’ingaggio di Conte è un investimento per dare una spinta al Paese: è uno choc positivo”.
FEELING NATURALE: Tra Conte e Tavecchio è subito amore, lo si capisce dagli scambi di effusioni: “È il miglior tecnico d’Europa”, “Il presidente sa che ha fatto breccia nel mio cuore”. Ma perché la Figc, che solo lunedì ha escluso dai ripescaggi le società condannate negli anni scorsi per illecito sportivo, non ha usato lo stesso metro nello scegliere l’allenato – re della Nazionale (Conte è stato squalificato per la vicenda calcioscommesse)? Tavecchio sposa la linea garantista: “Ci sono fatti che si risolvono con il tempo. Il nostro mister è una persona perfettamente idonea a ricoprire il ruolo. Massima stima e fiducia”. Per Conte si è trattato di un errore giudiziario: “È stata una squalifica ingiusta che ho pagato con grande dolore mio e della mia famiglia. Dopo un anno e mezzo, essere qui è la risposta migliore a tutti”. È stato assunto dallo stesso organo che l’aveva condannato, normale sia soddisfatto.
BANANA ECONOMY: il neo presidente Figc per un giorno sveste i panni del ragioniere di Ponte Lambro e indossa quelli del manager rampante. Quando deve spiegare il contratto del nuovo tecnico – che sarà il manager pubblico più pagato d’Italia – il suo eloquio è un profluvio di inglesismi e termini presi in prestito dalla new economy : “La Nazionale è l’asset più importante della Federazione”, “Le major sponsorizza – no più calciatori di quanto non facciamo noi col mister”, “Se sapremo far fruttare l’immagine di Conte, andremo in plus”, “Il nostro brand è stato elevato”, “Non ci saranno interferenze dal nostro pool di sponsor”. Ma il tema più caro a Tavecchio è quello dell’italianità, tanto che lo ripete quattro volte: con il nuovo Ct “abbiamo creato un sistema aggiunto per il made in Italy ”. Dietro di lui, campeggiano spietate le immagini degli sponsor della Nazionale: Alitalia, appena passata nelle mani degli sceicchi arabi; Fiat, che ha spostato la residenza fiscale a Londra; Tim, ormai periferia spagnola; Dolce & Gabbana, condannata in secondo grado per esterovestizione dei profitti. Sì, Tavecchio ha ragione: Conte è in linea con il sistema Italia.
CODICE ETICO, GHE PENSI MÌ: se Tavecchio ha rottamato la discriminazione territoriale, Conte fa altrettanto con il codice etico: “L’occhio mio e dei miei collaboratori sarà il giudice inappellabile su tutto. ‘Codice’ ricorda gli avvocati, io voglio essere pratico. Le mie scelte saranno fatte da me personalmente, non c’è uno standard. Deciderò in base alla mia moralità”.
AZZURRO, BIANCO E NERO: Conte fa il romantico: “Nel mio cuore c’è un colore bellissimo che è l’azzurro, e dentro l’azzur – ro ci sono tantissimi colori”. Due su tutti, bianco e nero, almeno a giudicare dalle prime indicazioni tecniche. “Visto il poco tempo a disposizione, bisogna affidarsi ai blocchi delle squadre di club. La Spagna ha Barça e Real, la Germania il Bayern, io dovrò individuare il blocco storico, che è quello juventino”. Perché “voglio giocatori con l’ansia positiva per la convocazione, quella che vedevo nei giocatori alla Juve”. Chi si aspettava la Nazionale del rinnovamento e del ringiovanimento, come la Germania di Loew, resterà deluso. Si riparte da Buffon (36 anni) e, se possibile, da Pirlo (35): “Andrea è un campione, un punto di riferimento”, con buona pace dei pochi giovani già pronti, tipo Verratti (21) e Scuffet (18). Tempi duri invece per Balotelli: di fronte a una doppia domanda, una sul recupero fisico di Giuseppe Rossi, l’altra su quello mentale di Balotelli, Conte risponde così: “Rossi è un patrimonio calcistico, sui singoli invece preferisco non entrare nel merito, ma la convocazione bisogna meritarsela anche fuori dal campo”.