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IL MESSAGGERO Urla, parate e miracoli Morgan non stacca mai

Morgan De Sanctis
Morgan De Sanctis

(M. Ferretti) Dall’operazione al gomito alla paratona su Babacar, dopo la spizzata con la punta dei guantoni sul veleno di Ilicic, sono passati tanti giorni e mille brutti pensieri. E un’estate trascorsa quasi interamente a far fisioterapia, con rarissime puntate in spiaggia a prendere il sole come tutti i suoi colleghi. Morgan De Sanctis oggi ha un’abbronzatura da impiegato h8/17, sabato compreso, ma è tornato a essere a tutti gli effetti un portiere. Un portiere vero. Dopo aver dimostrato nelle amichevoli di aver recuperato occhio e scatto, Morgan contro la Fiorentina ha tranquillizzato tutto e tutti: nonostante i suoi 37 anni abbondanti, la Roma tra i pali ha un professionista all’altezza delle ambizioni di società e tifosi. Come accaduto nel passato campionato, la squadra di Garcia ha chiuso la partita d’esordio con una vittoria e con la porta inviolata. Un anno fa, De Sanctis subì il primo gol soltanto alla terza giornata, a Parma, e quel gol di Biabiany fu l’unico al passivo nelle prime 10 vittoriose partite iniziali.

Un record nel record, ricordate? Si diceva: Morgan non becca gol (il secondo del campionato solo il 2 novembre in casa del Torino) perché sono talmente bravi Benatia e Castan, e l’intero apparato difensivo della Roma, che gli avversari non tirano mai. In realtà, forse si è un po’ troppo sottovalutato il valore/rendimento dell’ex portiere del Napoli, capace di mantenere la propria porta blindata per 16 volte nelle prime 25 partite della stagione, coppa Italia compresa. Numeri che non si portano a casa in maniera casuale, ecco perché Rudi, quando Morgan era ancora fermo ai box, si è affrettato a precisare che «Skorupski è bravo, ma il titolare resta De Sanctis».

IL MARTELLO – Forse anche perché il contributo che MDS dà alla causa giallorossa va al di là della parata nel momento più delicato della partita o dell’uscita in stile Neuer fin quasi a metà campo per arginare il contropiede avversario: lui è un vero e proprio martello, uno stimolo incessante per i compagni. Parole, consigli, urla. E, se c’è bisogno, anche qualche parolaccia. A fin di bene, ovviamente. Per tenere tutti concentrati, per guidare i movimenti della squadra avendo la miglior visuale possibile. Per certi versi, il primo collaboratore di Garcia. Riverito e rispettato, come si conviene a chi ha sempre e comunque una cosa giusta da dire. E una parata da regalare a chi ha una Lupa tatuata sul cuore.

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