Poco più di due minuti: immagini di un’ordinaria follia calcistica che si srotolano sotto gli occhi di un gruppo di tifosi che seguono la scena da dietro il vetro del bus. Immagini confuse, riprese da uno smartphone immediatamente dopo gli spari che colpirono Ciro Esposito. Un video che l’avvocato Sergio Pisani ha ricevuto dai genitori del giovane operaio di Scampia e che ieri ha depositato in questura a Napoli aggiungendo così un altro tassello all’affresco di violenza ultras esploso per le vie della Capitale una manciata di ore prima della finale di coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina.
Le immagine sono di bassa qualità, e la posizione dell’improvvisato «operatore» è piuttosto lontana dal Ciak Village – dove un gruppo di pseudo ultras della Roma capitanati da Danielino De Santis aggredì a colpi di bomboni prima e pallottole poi, il flusso dei tifosi partenopei che sfilavano verso l’Olimpico – ma nei momenti iniziali del filmato si sente distintamente quello che sembrano due colpi di arma da fuoco, seguiti dopo pochi secondi da un’altra esplosione, probabilmente un petardo esploso durante la reazione dei tifosi del Napoli.
Passano pochi secondi ancora e la scena si anima: un gruppo di supporters del Napoli trascina il corpo di Esposito una trentina di metri lontano dal luogo dove gli ultras azzurri, dopo un attimo di smarrimento, si avventano sul corpo di De Santis, caduto in terra dopo l’aggressione. Reazione, a cui secondo la procura avrebbe inizialmente partecipato anche Esposito e che porterà lo stesso De Santis a finire in fin di vita in un letto di ospedale. Sono in quattro a trasportare Esposito, attorno a loro altri tifosi: tutti con il cappuccio e le sciarpe a coprire i volti.
Sull’autobus intanto il gruppo che sta girando il video non si rende conto di quanto sia successo, parlano del «chiattone», poi ipotizzano che alcune bombe siano state esplose dagli stessi napoletani, tanto che credono che il ragazzo trasportato sotto la loro postazione possa essersi fatto male a una mano proprio in seguito all’esplosione di un bombone.
Sul marciapiedi di Tor di Quinto però le cose stanno in modo diverso da come la vedono dal bus: Esposito è stato appena colpito al torace da un proiettile, perde molto sangue e i suoi soccorritori si muovono agitati, tentando di rianimarlo. Gli sfilano lo zainetto, urlano, fermano al volo un’auto della polizia appena arrivata sul posto. E se dal bus, pur afferrando la gravità della situazione, pensano ancora che si sia trattato di una bomba esplosa in mano ad Esposito, altri in strada hanno visto come sono andate le cose tanto che si sente distintamente una voce imprecare contro «quel bastardo, chissà dove si era nascosto».
Immagini cruente che mostrano un pezzo di città sotto scacco, con tifosi che si affrontano e l’aria satura di fumo tutto intorno. Immagini forti che mostrano il tentativo disperato di rianimare un compagno ferito e che documentano l’estrema tensione che si respirava in quel pomeriggio del 3 maggio scorso. Immagini che non dovrebbero portare nuovi elementi all’inchiesta dei pm Di Maio e Albamonte ma che alzano il velo – ancora una volta – su un mondo del calcio che pare avere perso ogni possibilità di recupero, ostaggio ormai di frange di esaltati imbottiti di cocaina, capaci di uccidere un uomo a pistolettate solo perché tifoso di una squadra avversaria.