(P. BOCCACCI) – Oggi è una giornata memorabile per Roma, non solo per il valore economico dell’operazione stadio, per i tifosi e per gli abitanti, ma per il metodo. Abbiamo ricevuto una proposta importante, ma abbiamo detto all’inizio che era irricevibile, volevamo che il 60% dei romani potesse arrivare a Tor di Valle su ferro, con la metropolitana. Abbiamo dimostrato che con la schiena dritta, la trasparenza e un dibattito aperto ora c’è un piano straordinario e anche un parco di 34 ettari, più grande di Villa Borghese. Dopo lo Sblocca Italia è arrivato lo Sblocca Roma». A tarda sera un sindaco Marino appena tornato dalle vacanze in Usa, con la barba fatta crescere negli States, annuncia che il nuovo stadio della Roma può partire, dopo un ultimo passaggio in giunta della delibera che gli attribuisce un valore di “pubblica utilità” e dopo una giornata tormentata di ultime trattative. A sbloccare tutto era stata una telefonata al Campidoglio nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì che aveva riaperto una trattativa durata fino all’alba. Alla fine James Pallotta, patron della Roma, dopo una clamorosa rottura, accetta tutte le condizioni del Campidoglio.
In particolare sulla questione della proprietà. Passa dunque la clausola rescissoria che prevede una penale di 160 milioni nel caso in cui il management della Roma vendesse lo stadio a soggetti diversi dal club. Passa il principio di stipulare una joint venture tra la holding del presidente e la squadra per poter dividere i proventi che verranno dagli eventi che saranno ospitati nell’arena. E infine viene stabilito il principio per cui la società ha il diritto di prelazione sull’acquisto dello stadio per 30 anni, nel corso dei quali pagherà 2 milioni all’anno invece degli 8 che spende per l’Olimpico. Così dopo la lunga avventura del progetto da un miliardo e duecentomila euro arriva il via con la delibera necessaria per far partire l’operazione. E oltre alla questione della proprietà la delibera affronta anche altri nodi e pone altri paletti. È l’assessore all’Urbanistica Caudo che illustra le “condizioni” poste: l’inaugurazione in contemporanea dello stadio, della linea del metrò fino a Tor di Valle (50,45 milioni), dello svincolo sulla Roma- Fiumicino (5 milioni) e del ponte sul Tevere dalla stazione di Muratella (7,5), («le opere saranno pronte prima della partita d’esordio con Totti all’inizio del 2017» spiega Marino) poi l’adeguamento della via del Mare (38,6), la creazione del parco sul fiume, un sistema completo di videosorveglianza e la destinazione per sempre a “stadio di calcio”.
Non solo. Caudo sottolinea come la nuova fermata della metro a Tor di Valle «servirà anche i quartieri di Decima, Torrino e Mezzocamino ». Ora la delibera approvata in giunta dovrà essere sottoposta al Consiglio («sarà esaminata il più presto possibile» assicura il presidente Coratti). E a partire dall’ok di ieri la Regione del governatore Zingaretti avrà 180 giorni per dare il via libera definitivo. Quindi nel 2015 partiranno i lavori. Dunque si avvera il sogno di un nuovo stadio con cinquantaduemila e cinquecento posti a sedere, estendibili a 60 mila, con un progetto dell’architetto Dan Meis ispirato al Colosseo, un Roma Village su 13.500 metri quadrati con 245 punti vendita, tra cui quello della Nike, uno degli sponsor, con piazza e megaschermo, parcheggi interni per 7000, un museo giallorosso e poi le tre torri di uffici, grattacieli di oltre cento metri di altezza e 30 metri di lato, disegnate da Libeskind l’archistar della Freedom Tower che sorgerà a Ground Zero. Il costo previsto è di 300 milioni per l’impianto sportivo e 900 tra le opere pubbliche (320 pagati dalla holding di Pallotta) e la cittadella degli uffici e del commercio.
Non solo: tecnologia avanzatissima, interattività che consentirà di ordinare magliette e cibo seduti al proprio posto, eco-sostenibilità, palchi premium e una curva modello “muro”, con l’ambizione di far partire i lavori nel gennaio del 2015 e finirli nei primi mesi del 2017. E tra gli sponsor, oltre alla Nike, c’è anche il gigante della Disney. Opposizione e maggioranza, da Giro di Fi al capogruppo del Pd D’Ausilio al coordinatore Panecaldo, da Peciola di Sel all’assessore ai Lavori Pubblici Masini («ci sarà la messa a punto idrogeologica della zona») cantano vittoria. Contrarie al progetto Italia Nostra e Legambiente: «Cubature fuori misura, una colata di cemento».
Fonte: La Repubblica