La discesa continua. Irrefrenabile. Il monte-ingaggi lordo della serie A quest’anno tocca quota 849 milioni di euro, nel 2011 era schizzato a un miliardo e cento. Milione più, milione meno, siamo tornati ai target del 2007 quando la Gazzetta cominciò l’indagine sul peso degli stipendi nella massima serie. Allora la fotografia era di 829 milioni, seguita negli anni successivi da un’ascesa in linea con il boom europeo. Ora, però, lo scenario è cambiato. Le big del continente macinano record nei fatturati e rincorrono le stelle con spese folli anche nei contratti. La nostra frenata mette in luce la perdita di competitività, ma è anche la spia di un risanamento che fa ben sperare.
Eccezione Soltanto la Juventus si distingue. Anche se di poco i campioni d’Italia crescono e toccano quota 118 milioni. Incidono gli aumenti concordati e all’appello manca ancora il ritocco di Pogba, nelle prossime settimane destinato a prolungare con emolumenti pari a quelli dell’attuale leader Tevez (4,5). Il club di Agnelli può permetterselo perché i ricavi continuano ad aumentare. Su questa falsariga c’è la Roma, appena tornata in Champions. Gli introiti alle porte e un fisiologico riconoscimento ai protagonisti della passata stagione (Pjanic e Gervinho) la pongono al secondo posto con spese per 98 milioni. Né si dimentichi che De Rossi (6,5) è il giocatore più pagato della A davanti al napoletano Higuain (5,5)..
I dolori Invece le altre rivali combattono con le note difficoltà. È il caso del Milan che, senza Champions League, e con un fatturato in discesa, ha dovuto comprimere i costi. Rispetto a un anno fa la contrazione è da 105 a 94 milioni. Alleggerito dai contratti di Balotelli, Kakà e Robinho, Galliani s’è potuto permettere quello di Torres, attuale capofila con 4 milioni. Una campagna acquisti senza costi per i cartellini ha dovuto comportare degli oneri per incentivare i nuovi arrivati. Un aumento compensato anche dal fatto che tutti i rossoneri hanno perso il bonus europeo (20%). La frenata più brusca, però, è quella dell’Inter che dopo il dimagrimento a 95 milioni di un anno fa, ora è addirittura scesa sino a 70. L’addio agli eroi del Triplete ha permesso quest’altro giro di vite indispensabile per dare respiro alla società di Thohir, ancora zavorrata da un ingente indebitamento. Cambiano di pochissimo i numeri di Napoli, Fiorentina e Lazio, vale a dire le altre protagoniste nei quartieri alti del torneo. Anche da quelle parti ha prevalso il rigore, in attesa di tempi migliori. In materia hanno tenuto le posizioni anche le emergenti Torino e Verona, mentre va segnalata l’impennata del Sassuolo che sale a 28 (era a 21). Esemplare, invece, la cura dimagrante del Parma: ora è a 20,5 rispetto all’ultimo 29,5. Più o meno stabili le altre.
Neo-promosse La retrocessione di Bologna (29), Catania (28) e Livorno (14) determina un significativo cambio con le nuove entrate Palermo (30), Cesena (11,2) ed Empoli (11). Detto che il club di Zamparini da sempre vanta spese importanti, va messa in evidenza la pragmatica politica dei romagnoli e dei toscani. Le loro scelte in economia sono lo specchio della nuova realtà. Consapevoli dei rischi, non hanno fatto il passo più lungo della gamba. E con saggezza hanno preventivato aumenti e rinnovi solo in caso di salvezza. È bene che siano rimaste con i piedi per terra, ma il gap con le contendenti aumenta in modo irreversibile.
I bonus Ovviamente in questa indagine non consideriamo gli incentivi. La politica di flessibilità ha portato a far salire in percentuale questa voce, con dovute differenze. La Juve, ad esempio, preventiva riconoscimenti per il 10 per cento in caso di successi in Italia e in Europa. Lo stesso vale per l’Inter che ha stabilito premi in egual misura per i traguardi continentali. Poi, ci sono un po’ di storie curiose. Alla Fiorentina Gomez porta a casa 4,2 milioni, ma con un aiuto degli sponsor di 1,2. Occhio, poi, a Babacar: se segna 10 gol può arrivare addirittura a guadagnare un milione. La galleria dei bonus è vasta: ci sono quelli per le presenze, ma anche quelli per gli assist. Tutti possono sperare. Ma la serie A ha bisogno di ben altre certezze .
Fonte: Gazzetta dello Sport