“Loro non sanno che più fanno così e più meno. Io, però, non ho titoli per fare interviste…”. Claudio Lotito non si fa da parte. Vola in Norvegia e si ripresenta in campo, dove c’è anche Giampaolo Pozzo dell’Udinese. Discute sul charter azzurro con Tavecchio e si sfoga con Macalli. Attacca, con il solito ghigno perfido. E stavolta sta attento al guardaroba. Ha l’abito scuro, ma soprattutto il giaccone impermeabile. A Oslo la pioggia insiste. Come al San Nicola, mercoledì scorso, durante la rifinitura degli azzurri. «A Bari pioveva, gli hanno prestato una giacca. Avessero avuto l’ombrello, gli avrebbero dato quello. Spero che qui abbia un capo suo…» sottolinea Tavecchio che difende l’amico, che al campo stringe la mano solo a Parolo. «L’esuberanza di Lotito è nota. Ma un conto è essere esuberanti e leali, un altro esuberanti e maliziosi. E in lui non c’è alcuna malizia. La nazionale è sacra, nè io nè alcun altro siamo entrati o entreremo nello spogliatoio. Lui è un consigliere federale. E i consiglieri federali sono sempre andati a vedere la nazionale». Meno diplomatico Tommasi, presidente dell’Aic: «Chi gestisce la Nazionale deve valutare se la presenza di Lotito sia opportuna».
RAPPORTI E REGOLE «Non ci sono problemi tra Nazionale e Juve. Non è stato uno sgarbo a Conte. I rapporti tra lui e il suo vecchio club sono rimasti ottimi. Solo un’incomprensione o un difetto di comunicazione» chiarisce Tavecchio che cerca di rimettere insieme i cocci del caso Chiellini (Lotito, però, non lo aiuta: è contro Agnelli). Si prepara a fermare l’invasione degli stranieri: «Ho dei contatti con il governo per gli extracomunitari che devono avere un certo curriculum per giocare in Italia. Sui comunitari è più difficile per il discorso della libera circolazione dei lavoratori. Potremmo ridurre le rose, favorendo l’utilizzo degli italiani».