(A. Catapano) – È ancora presto per definirla una svolta (da dimostrare comunque), ma certamente l’ultima novità nelle indagini sui fatti tragici del 3 maggio – un referto medico che (finalmente) ha rilevato 4 ferite da arma da taglio all’altezza dell’addome e sui glutei di Daniele De Santis – arricchisce il dibattito e il processo che verrà (in Corte d’Assise) di un ulteriore rompicapo: Gastone, l’unico indagato per l’omicidio volontario di Ciro Esposito, fu accoltellato dai napoletani o colpito da una bottiglia di vetro rotta (ipotesi che nemmeno la perizia del Racis esclude)? E queste ferite, le uniche che giustificherebbero il tentativo dei legali di ipotizzare per il proprio assistito la legittima difesa, gli furono inferte prima (ipotesi dei periti dei carabinieri) o dopo i 4 colpi sparati ai tre napoletani con la Benelli 7.65 (tesi ritenuta plausibile per la Procura)?
, ma che sullo stesso i periti non hanno rintracciato impronte di alcuno, ma solo tracce del sangue di De Santis. E poi sorprende che il referto sulle presunte coltellate sia stato fatto solo ora, a più di quattro mesi dai fatti, da un medico di fiducia della famiglia De Santis presso l’ospedale Belcolle di Viterbo. Perché nel referto del Pronto soccorso del Gemelli, dove De Santis arrivò la sera del 3 maggio con la gamba maciullata e altre fratture, di quelle coltellate non c’è traccia? I pm Albamonte e Di Maio, cui risulta che nemmeno a Regina Coeli (dove De Santis è stato a lungo) si siano accorti di quelle ferite, aspettano che il referto sia depositato insieme agli altri atti processuali, poi si faranno un’idea: il 24 settembre le perizie saranno discusse davanti al gip Ebner. E né sui 4 romanisti indagati per concorso in omicidio né per la quindicina di napoletani che parteciparono al successivo brutale pestaggio di De Santis, sono stati ancora fatti significativi passi avanti.