(R. Beccantini) – La Juventus, 3-0 al Cesena. La Roma, 2-1 a Parma. Allegri e Garcia non perdono un colpo. La Signora accerchia e soffoca gli avversari. Non cambia marcia, nasconde la palla. Anche per questo, è l’unica squadra a non aver subito gol. Gli squilli di Vidal, l’acuto di Lichtsteiner: senza Tevez, sono tornati padroni i centrocampisti e i difensori. Ancora: ventunesimo successo consecutivo in casa, eguagliato il record del Grande Torino. Però.
DIVERSITÀ. La Roma non esercita un “possesso” così invasivo: preferisce il mordi e fuggi scandito dalle volate di Gervinho. La punizione di Pjanic è stata un gioiello. Per tacere dell’assist di capitan Totti a Ljajic. Aveva sofferto anche a Empoli, la Roma. Le difficoltà aiutano a crescere. Domani Totti compie 38 anni. Garcia lo sta centellinando come un whisky prezioso. La classe di Pjanic costituisce un solido scudo contro il logorio del calcio moderno.
CONFRONTI. Questa la classifica di un settembre fa, dopo quattro turni: Roma e Napoli punti 12; Inter, Fiorentina e Juventus 10. Ed ecco, invece, l’attuale: Juventus e Roma 12. La Roma prima era e prima è. Per risibile che sia il pretesto, la “novità” è proprio la Juventus. Allegri ha due punti in più di Conte. In picchiata le azioni di Napoli (meno otto) e Fiorentina (meno cinque). Montella, lui, deve far fronte alle assenze di Rossi e Gomez. Traduzione, l’intero attacco. Un gol, uno solo, all’attivo: non può essere un caso. Largo ai giovani, Babacar (21 anni) e Bernardeschi (20): per forza. Nella speranza che si svegli Ilicic.
COLABRODO. Mica vero che ogni partita fa storia a sé. Al Napoli, sono tutte uguali. La Champions smarrita ha lasciato ferite e rancori. La fase difensiva non regge. Tra andata e ritorno, l’Athletic Bilbao gli ha inflitto quattro gol; Genoa, Chievo e Udinese uno; Palermo tre. Benitez, stizzito, ha revocato il giorno di riposo. Il Sassuolo lo aspetta al varco. La provvidenza non ha limiti; De Laurentiis, sì.
SORPASSO. L’Inter ha scavalcato il Milan. La differenza, al di là della chicca statistica, sta nella gestione delle gare. Prendete il saldo dei gol: Inter, 10-1; Milan, 10-8. Mazzarri si coccola le prodezze di Osvaldo e un equilibrio non più vago, Inzaghi rimbalza sulle montagne russe.
DUE PESI. Dalla pentola di Empoli-Milan. Sbaglia, Sarri, a demonizzare il braccio di Bonera: non era rigore. E comunque, a Cesena, erano stati proprio i suoi a riceverne uno in omaggio. Il problema riguarda l’uniformità di giudizio. Calvarese ha diretto a spanne: severo con Valdifiori, espulso per doppio giallo agli sgoccioli della contesa; tollerante con Muntari, ammonito e graziato nel primo tempo.
GUAI. Cercansi tracce di Zeman, disperatamente. Sconfitto al Sant’Elia anche dal Toro, il Cagliari è ultimo. Un pareggio con il Sassuolo e poi tre k.o. Da Cellino a Giulini, i patti non erano questi. Gli arbitri non c’entrano: c’entra, se mai, l’impatto di un maestro che sembra prigioniero della sua cattedra. E domenica, l’Inter a San Siro. L’importante è crederci.
STOFFA. Ferrero e Mihajlovic: la strana coppia. Un presidente “viperetta”, un tecnico musone ma tutt’altro che pirla. Liquidato il Chievo, la Sampdoria viaggia spedita. La rosa, per le sue ambizioni, è di qualità: Gabbiadini, Eder, Okaka, Bergessio, Soriano, Romagnoli, l’antico Palombo. Il derby non turba: eccita.
BOMBER. Nell’orgia di falsi nueve , segnalo un centravanti schietto. Andrea Belotti di Calcinate (Bergamo), 21 anni a dicembre. Colonna del Palermo e della Under. Ha qualcosa, nel modo di porsi, che ricorda Chinaglia. Non il massimo dello stile, ma il massimo del rendimento, come documenta la doppietta del San Paolo.