(M. Cecchini) Incroci e malinconie. Chissà se Luca di Montezemolo, applaudito anche dalla curva Sud, a fine partita avrà pensato con un pizzico di rimpianto: ma perché la Ferrari non è stata solida come questa Roma, che vuole lasciarsi alle spalle la mia Juve? Già, perché il 2-0 finale ai danni di un buon Verona — santificato dalla reti di Florenzi e dal gioiello di Destro da 36 metri — è il risultato di un gran premio vinto con merito ma pieno di chicane, visto che la prima rete è arrivata solo a un quarto d’ora dal 90’. Quanto basta comunque per non rovinare il 38° compleanno di capitan Totti, stella incontrastata del prepartita, travolto dagli auguri dei vip.
Sotto ritmo – A dispetto dell’impegno incombente contro il City, il turnover più spinto rispetto all’ultimo turno lo fa il Verona, che schiera solo 5 giocatori dei titolari di mercoledì contro gli 8 della Roma. Anche qui scelte speculari: mentre Mandorlini lascia in avvio fuori i grandi vecchi come Marquez, Toni e Saviola puntando su giocatori più giovani, Garcia dà fiducia ai santoni Maicon, Cole, oltre ovviamente a Totti, schierato con Destro dal primo minuto per la prima volta in questa stagione. Ne risulta che un primo tempo faticoso per i giallorossi, che giocano un’infinita di palloni (71% al termine) ma quasi tutti sotto ritmo (effetto Champions nella testa?) e per questo s’incagliano nella tonnara dei venti metri gialloblù dove, oltre ai tre centrocampisti, rinculano con intelligenza ache Gomez e Jankovic. Non solo. Da centrale davanti alla difesa per quasi una mezz’ora gioca il piccolo Obbadi e non il colosso Tachtsidis, visto che il marocchino ha la stazza giusta per fronteggiare i tagli di Pjanic da destra. Ne risultano così spazi intasatissimi che — complice la mancanza di ribaltamenti sul lato debole — non si sbloccano neppure con gli arretramenti di Ljajic in mediana, che così spesso si trova più indietro di Maicon. D’altronde sulle fasce non si va molto perché il gioco aereo non è il punto di forza della Roma, che così soffre anche le ripartenze soprattutto di Gomez, che infatti impegna De Sanctis un paio di volte (16’ e 38’). In ogni caso a fare la partita sono i giallorossi, che sono pericolosi o con tiri da fuori o da azioni dalla fascia destra. In una di queste (15’) Destro sfiora il palo di testa su un traversone di Maicon, mentre al 32’ una percussione sullo stesso binario a cura Maicon e Ljaijc si conclude con un mezzo pasticcio di Moras, su cui interviene Totti spedendo in scivolata sul palo esterno, mentre sulla ribattuta Tachtsidis e Sorensen salvano sulla linea. E’ l’azione più pericolosa della prima frazione, a cui risponde due minuti più tardi Nenè spedendo fuori di testa un bel cross di Brivio. Nota: mai successo finora che la Roma non sia stata in vantaggio nella prima frazione.
Azzurri gol – La ripresa si apre a ritmi più sostenuti e così Gollini al 1’ deve compiere un mezzo miracolo su Totti servito da Maicon. La fatica, però, allunga le due squadre facendo così emergere la superiorità tecnica della Roma in presenza di spazi, corroborta dall’ingresso di Gervinho. Con Keita supremo distributore di gioco, a scardinare il match tocca infatti ad un corridore di qualità, Florenzi, che prima da fuori area trova l’angolo giusto per battere Gollini (30’) e poi vede il portiere deviare un suo tiro sulla traversa (36’). Fino al vantaggio, comunque, la Roma non passeggia, perché i ragazzi di Mandorlini nelle ripartenze si fanno pericolosi con Nenè (24’) e con l’ex Tachtsidis su punizione (28’). Ma a mettere l’esclamativo a un match niente affatto banale ci pensa il tiro «maradoniano» di Destro, che così si fa perdonare un precedente errore. E allora finisce in gloria, con Totti che spegne le 38 candeline, Garcia che raggiunge i 100 punti in campionato e il Verona che torna a casa con buone indicazioni. Impressioni? Se la fatica dei senatori non sarà stata troppa, anche il City contro questa Roma dovrà soffrire.