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IL TEMPO Pokerissimo Roma

Esultanza
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(T. Carmellini) A Mandorlini lo scherzetto alla Roma era quasi riuscito, grazie alla partita praticamente perfetta giocata dal suo ottimo Verona. L’unica che potesse fare qui all’Olimpico contro questa Roma: stare chiusissimi lì dietro e provare a colpire in contropiede. E per settantacinque minuti il muro aveva retto senza crepe: poi la staffilata a secco di Florenzi che ha spaccato a metà la partita come una lama affilata e tagliato le gambe al Verona. Un successo a conti fatti netto che mantiene la Roma in vetta alla classifica a punteggio pieno assieme alla solita Juve che in serata ha replicato battendo l’Atalanta a Bergamo.

Tre punti in «regalo» – Doveva essere la festa di Capitan Totti celebrato dal suo popolo nel giorno del suo compleanno: e lo è stata anche se a metà. La Roma ha vinto, mantenuto il primato, ma lui non è riuscito a segnare: a mettere la ciliegina su una torta grossa come una vita spesa in giallorosso. Anzi, per una volta, la squadra è sembrata girar meglio una volta uscito il suo leader: complice un’incongruenza tattica, la carica agonistica di Florenzi, ma soprattutto l’ingresso, poco dopo, di Gervinho. Una furia, letteralmente immarcabile.

Il turn over di Garcia – Il tecnico francese, nonostante le dichiarazioni della vigilia («pensiamo solo al Verona»), alla doppia sfida con Manchester City (martedi) e Juventus (domenica prossima) ci pensa eccome: anche se farà un turn over a metà. Confermati i titolari tanto in difesa quanto a centrocampo, mentre lì davanti manda un campo un attacco inedito. Totti centrale tra Destro e Ljajic. I due, senza ali esterne, faticano a trovare la porta e Ljajic continua a non decollare: peccato.

Gioco e sofferenza – Ed è proprio il reparto offensivo quello che soffre di più. La Roma parte forte, costruisce gioco e chiude il Verona lì dietro: tutto bene tranne gli ultimi metri nei quali i giallorossi sbattono ripetutamente sul muro veronese. Non solo, nelle ripartenze più volte la squadra di Mandorlini rischia di far male alla Roma salvata dalle chiusure provvidenziali di De Sanctis e da un Manolas fin qui infallibile. Un passo indietro invece per Yanga-Mbiwa così come per Cole che non spinge dalla sua parte come dovrebbe.

Gli uomini della svolta – Ma come spesso accade nel calcio, alla fine la differenza la fanno gli uomini. E quando Garcia mette dentro Florenzi e Gervinho la partita cambia radicalmente. Non solo per il gol del romano (secondo consecutivo all’Olimpico) che spacca la gara, ma soprattutto per l’imprevedibilità dell’ivoriano che manda in tilt la retroguardia ospite. Non segna, ma apre spazi per i compagni e mette sui piedi di Destro almeno due gol fatti che l’attaccante sbaglierà prima della perla finale. Il gol a quattro dalla fine è di quelli che finiscono nelle sigle dei programmi tv. Quasi da centrocampo vede il portiere fuori dai pali e lo inchioda come un piccione (altro volatile sfortunato della serata assieme ai soliti gufi di nuovo giù dal trespolo): Roma 2, Verona 0. Tant’è.

 

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