(U. Trani) Stasera, una volta archiviata la Grande Sfida di Torino, non sapremo certo chi vincerà lo scudetto, la Juve come accade da 3 stagioni o la Roma che, come l’anno scorso, è l’unica vera rivale. Né potremo misurare se il gap tra le due squadre si è ridotto o è rimasto uguale. Di sicuro, però, non ci sono più 17 punti di differenza, quelli che Conte ha contato prima di vestirsi d’azzurro. Né oggi e nemmeno ieri, quando il distacco in classifica aumentò solo perché i campioni d’Italia avevano l’obiettivo di fare 100 e i secondi non avevano più niente da chiedere al torneo. Per cena, insomma, avremo solo il risultato della scontro diretto della sesta giornata. Perché poi mancheranno 32 gare e quindi saranno 96 i punti a disposizione fino al traguardo. Fanno, dunque, bene i due tecnici a dire che l’incrocio non può già essere decisivo. Anche se vincere certificherebbe il primo strappo. La prima fuga.
SOLO L’ATTUALITÀ – Appuntamento all’ora del tramonto, novità per il duello tra le due big del torneo. Garcia si avvicina stando attento a quello che dice. Non per rispetto della Juve, appena battuta dall’Atletico a Madrid, ma per aiutare il suo gruppo. Così cancella il passato e riparte dalla partita di oggi pomeriggio alle 18, chiarendo ai suoi giocatori che quanto è accaduto negli ultimi quattro viaggi a Torino non conta niente: 14 gol presi e 1 segnato per quattro sconfitte senza storia, goleade che hanno pesato sul rendimento e sulla classifica. E non fa niente se qui non vincono dal 23 gennaio 2010 e non pareggiano dal 14 novembre dello stesso anno. Bisogna lasciarsi definitivamente alle spalle quelle pesanti sconfitte e il lungo digiuno. Adesso, per il francese, è tutto diverso. Anche dall’ultimo faccia a faccia allo Stadium, il 5 gennaio, quando lui e la Roma caddero per la prima volta nel campionato, con quel 3 a 0 che fu punteggio esagerato per quel che si vide in campo.
FINALMENTE ALLA PARI – La Roma, all’inizio del 2014, venne qui da seconda, con 5 punti di svantaggio. Garcia finì nella rete di Conte che, cosa insolita per la sua Juve aggressiva, aspettò gli avversari per colpirli in contropiede. La strategia funzionò, anche perché i giallorossi, dovendo recuperare terreno, furono costretti a fare la partita. Ora, invece, le due squadre sono affiancate, a punteggio pieno, e nessuna ha l’esigenza di giocarsi subito tutto. In un pomeriggio. Soprattutto il francese che, guardando le ultime due gare, ha dato un senso al suo lavoro sia con il possesso palla, nove giorni fa contro il Verona all’Olimpico, che con le ripartenze improvvise, come martedì a Manchester. E, stavolta, il pari va meglio alla Roma. Che, come confermano i 9 marcatori diversi, si impone con il collettivo, mentre la Juve, con Tevez già a 6 gol (4 in campionato e 2 in Champions) spesso si affida al singolo. Fin qui Garcia ha usato il turnover per avere il meglio, psicologicamente e fisicamente, dal gruppo. Il numero degli infortunati ha aumentato le modifiche da una gara all’altra: 27 cambi contro i 13 di Allegri.
STOP ALLA ROTAZIONE – Qui, nell’ultima gara di un ciclo di sette, il francese potrebbe per la prima volta confermare la formazione, riproponendo la stessa di Manchester. Equilibrata e compatta. Dove non può intervenire è in mezzo alla difesa, Manolas e Yanga-Mbiwa sono alla quinta di fila, e a centrocampo,Pjanic, Keita e Nainggolan alla quarta, che potrebbero ritrovarsi davanti Pirlo dal primo minuto.