(T. Carmellini) – Mani in alto, questa è una rapina. È il film, l’ennesimo, visto ieri sera allo Juventus Stadium di Torino. Sempre i soliti protagonisti, sempre gli stessi errori, e sempre nello stesso senso: così è davvero troppo. Comunque alla fine il bilancio non lascia spazio a interpretazioni: va alla Juventus il primo scontro diretto della stagione. Alla Roma di Garcia non è bastato il cuore, la voglia, il gioco perché alla fine vince la squadra che era e resta la favorita per lo scudetto: ma la cornice in cui avviene tutto è a dir poco surreale. La serata torinese è macchiata pesantemente dall’ennesimo arbitro incapace di gestire una partita di questo livello. Fa danno alla Roma, che perde la prima gara della stagione, ma anche alla Juventus, perché vincere in questo modo non fa grande nessuno e causa un danno enorme a tutto il calcio italiano. La Roma così torna a casa con l’amarezza della sconfitta, sempre la stessa visti i precedenti qui a Torino, ma cosa ancor più grave, con quel senso di impotenza tipico di quando ti fanno quella che in gergo viene appunto chiamata «una rapina».
Arbitro imbarazzante Rocchi sbaglia tutto e di più, fa innervosire le due squadre e si ritrova con una sfilza di sette ammoniti e due espulsi a fine gara. E pensare che doveva essere la serata del gran galà del calcio italiano, quello nel quale le due squadre migliori si contendevano tre punti pesantissimi. Ne è uscita una partita brutta, cattiva e piena zeppa di errori: il primo rigore concesso dal fiscalissimo Rocchi per fallo di mano di Maicon avviene fuori area, sul contatto Pjanic-Pogba, a tempo scaduto da 25 secondi, dopo diversi replay si arriva allo stesso verdetto: è fuori area. Il fischietto di Firenze, noto tifoso juventino, sbaglia anche in occasione del gran gol nel finale di Bonucci che regala i tre punti alla Juve. Sulla traiettoria del tiro c’è Vidal in posizione «attiva»: gol da annullare. Insomma, un disastro su tutta la linea.
La rivalità storica Tra Roma e Juventus c’è una rivalità tale che non serviva certo un arbitro dir poco mediocre a buttare altra benzina sul fuoco. Lo dimostra il parapiglia finale nel quale viene coinvolto un po’ tutto lo staff giallorosso, con bottigliette e sputi che volano: insomma, il meglio del calcio italiano. Peccato perché finché il pallone ha rotolato sul campo Juve e Roma avevano giocato la partita che ci aspettava. Ognuno fedele al suo ruolo: i padroni di casa attenti a non scoprirsi contro la squadra che sta giocando il calcio migliore e la Roma che provava a fare la gara. Risultato, rigori a parte, tutt’altro che scontato con pochi tiri in porta (uno per tempo della Juve, qualcosa meglio per la Roma) e tanta attenzione alla fase tattica della gara.
Il violino e i centimetri Ma in una serata così, purtroppo il calcio resta ai margini. E alla fine «sbrocca» anche Garcia che in occasione del primo rigore concesso alla Juve mima il gesto del suonatore di violino, come dire: «Ve la suonate e ve la cantate da soli». Che tra Roma e Juve sia da sempre una dualità basata sui centimetri va anche bene, ma stavolta Rocchi l’ha fatta davvero più grossa di sempre. Inoltre, ormai è chiaro che ha forza di aggiungere assistenti l’unico risultato è il caos che aumenta. Così si falsa un campionato, si modifica il senso di una stagione. Se anche nel giorno in cui incassa due gol, perde un’inviolabilità che durava da oltre ottocento minuti, e trova una squadra che la mette in difficoltà, la capolista trova la spinta che le consente di vincere una partita… allora stiamo parlando di un’altra cosa. Il risultato fa sempre Juve in fuga e Roma che insegue: speriamo non sia tutto finito dopo sole sei giornate di campionato. Sarebbe troppo anche per il nuovo che avanza del calcio italiano.