(A. Scanzi) – Ha detto bene Walter Sabatini, il mago delle plusvalenze che ha contribuito in prima persona a rendere grande la Roma: “Capisco che dobbiate fare il vostro lavoro e mantenere buoni rapporti con tutti, ma la realtà dei fatti oggi è stata evidente”. Parlava al salotto di Sky Calcio Show e alludeva, per nulla velatamente, ai disastri titanici di Rocchi in Juventus- Roma.
Mercoledì, in Champions League, era riuscito a non espellere Felipe Melo e Dzemaili per due falli tremendi durante Arsenal- Galatasaray. Giustamente, in Italia, lo hanno premiato con la designazione per il match clou della stagione. E lui, da par suo, ha inanellato un filotto di “errori ” e orrori che non si vedevano (forse) dai tempi dello scudetto scippato alla Fiorentina nell’82 (pure in quel caso, vedi tu il destino, il campionato lo vinsero i bianconeri).
Riconoscere che Rocchi ha sbagliato tutto non avrebbe significato peccare di lesa maestà o di filo-romanismo, ma semplicemente esercitare un livello minimo di onestà intellettuale: livello che, spesso, agli opinionisti calcistici manca. O sei Boban, e parli liberamente, o sei Mauro, e parli col freno a mano tirato. Proprio Massimo Mauro, nel dopopartita Sky, dispensava paraculismi a buon mercato: la tecnologia non aiuta; la moviola non serve; erano situazioni dubbie. Il solito rosario d’ordinanza per negare l’evidenza e difendere Sua Maestà Juve. Uno spettacolo mediamente pietoso, che ha indotto molti utenti Twitter a travolgere l’ex centrocampista bianconero di orribili insulti.
Per disinnescarlo non servivano parolacce: è bastato Totti. Garcia non ha parlato troppo di arbitri, il capitano sì: “Il problema è che, nel dubbio, per la Juve è sempre rigore”. In campo ha vinto la Juve, in tivù ha vinto Totti. E Mauro ha perso sempre, emblema mediamente soddisfatto dell’opinionista quasi mai coraggioso ed eroicamente proteso in soccorso del vincitore.