(F. Balzani) – Non fosse consigliere federale, non fosse presidente della Lazio, non fosse tesserato, fosse semplicemente al bar per un aperitivo, registreremmo l’ennesima opinione su Juve-Roma, rispettabile. Purtroppo Claudio «dura lex sed lex» Lotito, fra le tante esternazioni, ne ha concessa una di troppo a Un giorno da pecora (Radiodue): «La norma Fifa, sul terzo gol, dà ragione all’arbitro. Io mi attengo al ruolo». Si riferiva a Rocchi, peraltro fermato dal designatore per gli errori commessi in quella occasione. Ed è una delle rare occasioni in cui il lotitese è chiaro, quindi una sfortuna. Perché se di una cosa ha assoluto bisogno la Federcalcio di cui Lotito è paladino, è voltare pagina, dimenticare quel match. Un lampo di chiarezza, poi ci rimanda al decoder: «L’arbitro si è comportato da arbitro». Cioè? Era in campo, fischiava? Un arbitro che non fa l’arbitro che fa, paga il biglietto? Sulla presunta combine che vede coinvolto Mauri, Lotito non fa l’arbitro, fa Perry Mason: «Il nickname stefano180268 che chattava? Di Stefano ce ne stanno tanti in giro». Poi attacca il premier Renzi per il dl che prevede il pagamento da parte dei club degli straordinari della Forza Pubblica durante gli avvenimenti sportivi. Infine ancora la Roma: «Lo stadio a Tor di valle? Lì c’erano i cavalli, ora ci metteranno la Roma». Ma qui il dente duole.