(A. Austini) – Il digiuno è finito. Non ce la faceva più De Rossi a stare senza Europa. Bella la Nazionale, bellissimo il Mondiale ma la maglia della Roma, per uno come lui, è tutta un’altra cosa. Capitan futuro torna in Champions dopo 3 anni e mezzo d’assenza e tocca quota 64 presenze in giallorosso fuori dai confini nazionali: le stesse di Aldair, solo Totti, che oggi sale a 91, ne ha di più. Gustarsi una partita come quella con il Bayern è il premio alla sua scelta quando si è trovato di fronte a un bivio: andar via in una big straniera oppure aspettare il momento giusto con la Roma. «Non è stata la voglia di vincere la Champions che mi ha fatto rimanere qui – spiega – ma 30 anni di vita di tifo per questa maglia. All’epoca ho dovuto rifiutare proposte un po’ più grandi a livello mondiale».
Detto questo, solo la Roma può trasmettergli certe sensazioni. «Sto vivendo il momento più alto da quando sono qui. Mi sento contornato da giocatori, allenatore e società fortissimi. Non potrei essere più felice altrove. L’ultimo anno e mezzo mi ha confermato che il progetto sta sbocciando nonostante i primi anni abbia avuto qualche debolezza. Ho fatto bene a rimanere qui». La Champions vuole godersela fino in fondo. «Ho sempre avuto la sensazione che la Roma negli anni ha avuto una squadra capace di fare molto bene in Champions, a volte anche meglio di quanto non facesse in campionato. Ora vogliamo passare il turno e possiamo farcela. Sono convinto, lo vedo da come abbiamo affrontato le prime due partite nonostante il ruolo da outsider. Arbitri meglio in Europa? In Italia li discutiamo di più, ma poi ci lamentiamo anche al Mondiale».
Il Bayern lo ha sfidato e battuto all’Olimpico nel 2010, segnando il gol del momentaneo 2-2, «ma loro – ricorda De Rossi – erano già qualificati e un pochino più “morbidi”. Questa sarà una gara molto importante per entrambi, ma noi siamo altrettanto forti, se non di più. Anche un pari non andrebbe male se giochiamo bene, ma non andremo in campo per metterci tutti dietro e fare la figura della provinciale davanti al mondo intero». Non sarebbe da Roma, non sarebbe da De Rossi.