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GAZZETTA DELLO SPORT Mi chiamo Florenzi e risolvo problemi: “Juve ti supero”

Florenzi
Florenzi

(A. Pugliese) Sarà un caso, ma in tutte le brutte sconfitte della Roma di Garcia lui non c’era. O almeno non dall’inizio. È successo lo scorso anno nei due scivoloni di campionato con la Juventus ed in quello di Coppa Italia a Napoli, si è ripetuto in questi ultimi 20 giorni ancora con la Juve e martedì con il Bayern. Sarà un caso o forse no. Perché l’equilibrio che Garcia trova in Alessandro Florenzi a volte è oro colato nel suo 4-3-3. «Con il mister ho un rapporto super, è una persona vera, ti dice tutto in faccia, sia le cose belle sia quelle brutte », dice l’esterno giallorosso, che oggi a Marassi tornerà ad essere vitale. E forse non è un caso neanche questo, dopo lo schiaffone preso con il Bayern.

Dall’esordio alla Juve Del resto, la Sampdoria gli evoca sempre dolci ricordi. A cominciare da quel 22 maggio 2011, quando Montella (un altro legato a doppio filo con la Samp) lo spedì in campo al posto di Totti. Era l’esordio in A, un passaggio veloce prima di tornarci nel post- Crotone. «Ero un ragazzo della Primavera che realizzava il suo sogno — dice Florenzi, ricordando quel giorno — C’era Conti che applaudiva, lui mi ha portato alla Roma. E poi entrare al posto di Totti fu la ciliegina sulla torta». Già, una torta che oggi la Roma vuole portare a casa, proprio per mettere da parte lo schiaffone europeo e tornare a pensare all’obiettivo primario, lo scudetto. «Quest’anno ai record preferiamo vincere. Ed arrivare davanti alla Juventus». Intanto vincendo oggi a Marassi, la Roma sarebbe in testa da sola, in attesa della gara dei bianconeri con il Palermo.

L’equilibratore Florenzi oggi tornerà a giocare nel tridente giallorosso e, come al solito, Garcia gli chiederà corsa e dinamismo, la solita capacità di fare da collante tra i due reparti (centrocampo ed attacco), di ripiegare in copertura e di dare una mano, ovunque serva. In altre parole, di dare equilibrio alla squadra. Lui che è un amante delle carte («La mia passione fuori dal calcio»), che in allenamento gioca anche in porta («È uno dei tanti ruolo che mi piace »), che ha sempre dediche speciali («A nonna Aurora avevo promesso che sarei andato a fine partita, non si aspettava lo facessi prima») proprio come i colpi («Le prime acrobazie le ho provate al mare, sulla sabbia. Il gol in rovesciata, al Genoa, fu istintivo, liberatorio»). E che ha in Totti e De Rossi più di due amici: «Il capitano è unico, De Rossi una grande persona e un altro capitano». E, forse, non è neanche un caso che in tutte le grandi vittorie di Garcia lui ci fosse: nel derby delle rivincite, il 3-0 all’Inter, il 2-0 al Napoli e la vittoria con la Juve in Coppa Italia. L’equilibrio che dà Alessandro, del resto, è oro colato.

 

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