(E. Sisti) Imputati, rialzatevi! La Roma ha disperato bisogno di un pezzo di terra coperto d’erba. «Solo lì, in un campo di calcio, possiamo ricominciare, esattamente nel luogo in cui ci siamo persi per un momento», esclama Rudi Garcia con occhi troppo stanchi per nasconderli e con un sorriso appena accennato che pare piuttosto una smorfia. Martedì sera ha vissuto col suo gruppo lodato un «momento» drammatico che non finiva più, era come se la sua squadra avesse avuto un attacco di panico collettivo: «Se avessi potuto, non faccio fatica ad ammetterlo, avrei cambiato undici giocatori». Una frase alla Zeman, tranchant, con la quale il tecnico si augura di chiudere l’epica del Bayern (finché, dopo Sampdoria, Cesena e Napoli non sarà necessario riaprirla), aggirando gli incalcolabili strascichi emotivi dell’imprevisto disastro (si potranno mai sommare tutti i tormenti individuali?). «Pensiamo alla Sampdoria, che è l’unica dimensione sulla quale possiamo avere limiti d’intervento».
LA REPUBBLICA La Roma prova a svegliarsi dall’incubo Bayern, ma la Samp vuole il colpo
Il passato è passato ma brucia ancora, c’è chi non si è staccato dalle fiamme. Occorre farsi coraggio e ripartire dalle indiscutibili qualità, che forse nemmeno la grandezza del Bayern ha intaccato. Oltretutto, nel gioco del rovescio, un tunnel, un pozzo, l’inferno, il buio più totale possono tornar comodi per risalire a riveder le stelle: «Grandi vittorie nascono da grandi sconfitte». Però va fatto subito, come il ra- gazzino che cade sugli sci, si spaventa, vorrebbe tornare a casa e invece il maestro lo obbliga a rimettersi in piedi e riprendere la seggiovia. Così è la Roma, un ragazzino terrorizzato ma ancora ragazzino, con tanta luce davanti, belle cose da vivere, storie da raccontare. «Le partite ravvicinate sono una benedizione, in certi casi».
C’è meno tempo per pensare. Ovviamente c’è anche meno tempo per riposarsi. Garcia ammette: «Forse alla partita di Champions siamo arrivati con giocatori stanchi, ai limiti dello stress psico-fisico, incapaci per mancanza di energie di mostrare voglia, ambizione, coraggio, soprattutto in un reparto». Allude al centrocampo, il cuore del suo calcio (ma purtroppo anche il cuore pulsante e assai meglio funzionante del Bayern…), dove da settimane Pjanic e Nainggolan non si prendono una pausa, con l’inevitabile conseguenza di un calo prestativo subdolo, non appariscente ma fatale. «Paradossalmente il 5-0 del primo tempo mi ha dato la possibilità di far rifiatare Totti».
Magra consolazione, come il 100° gol in Champions, quello di Gervinho, veramente uno dei più vani e dolorosi. Qualcosa di buono si vede anche tra le macerie del tempio profanato. Lo vede la Samp però: «Il Bayern ci ha fatto capire che la Roma, pur fortissima, è comunque vulnerabile»: così Mihajlovic giudica i reduci dal fronte bavarese, smaniosi di vita nuova e di vetta della classifica. Il serbo stempera l’entusiasmo del suo presidente, il romano e romanista Ferrero, che su twitter aveva sentenziato: «Non c’è partita, gliene facciamo tre». «Sono certo», ha chiosato Sinisa, «che la Roma non se l’è presa, il nostro presidente ama metterla sempre sul piano dello spettacolo ». Mihajlovic deve ancora sbollire la rabbia del pari di Cagliari: «Ci voleva la Roma, giusto che arrivi adesso per testare la nostra bontà complessiva, per legittimare quanto fatto sinora. Hanno preso sette gol e ora voglio che sudino sette camice per batterci».