(A. Pugliese) Un gol in due partite, con un attacco che sembra essersi impantanato proprio sulla scia del gioco. Così le tossine della Champions si allungano fino a Marassi, dove la Roma ha costruito poco e concretizzato ancora meno, restando per la prima volta a secco dall’inizio della stagione. Se si pensa poi che prima del Bayern la squadra di Garcia, tra campionato e Champions League, aveva messo a segno 20 gol in 9 partite (2,22 di media a gara), pensare ora che negli ultimi 180’ di gioco (tra Bayern e Sampdoria) sia andata a segno solo con il colpo di testa (tra l’altro inutile) di Gervinho di martedì scorso un po’ sorprende. Certo, se proprio l’ivoriano ieri avesse messo a segno l’occasione del primo tempo allora molti discorsi sarebbero cambiati in corsa. Ma il problema resta ed è quello di diventare più cinici, più concreti, più cattivi sotto porta. Tanto che Garcia ci lavora su dall’inizio della stagione, con sessioni di allenamento finalizzate solo a questo.
CAMPO E VELOCITA’ Non è bastato dunque che davanti ci fosse la Sampdoria, una delle vittime predilette di Totti (il capitano in Serie A le ha segnato 14 gol, Parma a parte è il suo record personale) e avversario dorato per i vari Gervinho (qui ha segnato il suo primo gol giallorosso, più di un anno fa), Destro (alla Samp lo scorso anno rifilò una doppietta chic) e Florenzi (che contro i blucerchiati esordì in A). Non è bastato niente di tutto questo, neanche per scuotere mentalmente una squadra che ancora soffre delle frustate tedesche, quelle che hanno lasciato lividi e ferite sanguinanti. Eppure proprio con la Samp, nel 2007, la Roma riuscì a cancellare l’onta di Manchester. Sette anni dopo, invece, è andata in modo diverso. «Ma con un campo così è difficile per gli attaccanti, dura palleggiare e mettere velocità nelle giocate — dice alla fine Garcia —. Ci abbiamo provato, ma di 20 tiri solo in tre occasioni abbiamo centrato lo specchio della porta. Totti? Ha fatto il suo, ha aiutato e contribuito al possesso palla. Non l’ho visto stanco neanche quando è uscito».
COLPI A SALVE E allora è stato proprio quello il problema su cui si è soffermato Garcia: venti tiri complessivi, di cui però solo tre nello specchio. Una questione di mira, ma anche di lucidità offensiva. «Però abbiamo preso anche un palo, e la fortuna non ci ha dato certo una mano — continua il francese —. È un punto sul campo della terza in classifica, va bene. Anche se è vero, dobbiamo centrare di più la porta. Ci è mancata un po’ di efficacia offensiva, nel primo tempo abbiamo giocato a ritmi troppo alti, le azioni vanno costruite meglio. Nella ripresa poi abbiamo fatto meglio, prendendo il controllo della loro area di rigore. Ma quei 20 tiri dimostrano che abbiamo rialzato la testa». Per farlo davvero, però, ora servono come il pane i tre punti di mercoledì con il Cesena. E, possibilmente, asciugare le polveri bagnate.