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IL TEMPO L’insulto a Paparelli dura poco

Fedayn
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 (D. Di Santo) I muri del Verano come dazebao. Prima gli insulti alla memoria di Vincenzo Paparelli, poi la “rettifica” e infine il colpo di spugna dell’Ama. Ieri mattina sul perimetro del cimitero di Roma, all’altezza dell’ingresso chiuso sul lato della tangenziale, è spuntata una scritta ingiuriosa nei confronti del tifoso ucciso da un razzo durante il derby del 28 ottobre 1979. «2014 nulla è cambiato. Ancora godo per il razzo sparato. 10-100-1000 Paparelli», la rima vergata con spray nero da anonimi vandali per ricordare, a modo loro, il 35° anniversario della morte del tifoso laziale, che di anni allora ne aveva 32. La foto ha fatto subito il giro di siti e social network, rilanciata anche dal figlio di Vincenzo, Gabriele, che su Facebook ha usato, con successo, l’arma del sarcasmo: «Questa è l’ultima chicca che ci hanno regalato questi artisti di strada! Un po’ più di colore ed era perfetta».

Poco dopo il colpo di scena. A prendere il posto degli insulti, coperti da uno strato di vernice, spunta un messaggio diverso, stavolta firmato Fedayn Quadraro, colonna dello storico gruppo ultras della Roma: «Vincenzo, Antonio, Gabriele, Ciro… Vivono!!!». Un gesto apprezzato dalla tifosera biancoceleste, quello di sostituire un messaggio di odio con il ricordo di quattro ragazzi morti per una partita di calcio. Il riferimento è naturalmente a Paparelli accomunato agli altri tifosi vittime della violenza e della follia. Antonio De Falchi, il tifoso giallorosso pestato a morte nell’89 a soli 19 anni davanti a San Siro. Gabriele Sandri, il giovane laziale ucciso nel 2007 da un colpo di pistola sparato dal poliziotto Luigi Spaccarotella in un’area di servizio sull’A1. E naturalmente Ciro Esposito, il tifoso del Napoli morto in seguito al colpo di pistola sparato dal tifoso della Roma Daniele De Santis nei pressi dell’Olimpico prima di Napoli-Fiorentina, finale di coppa Italia della scorsa stagione. La partita della «trattativa» e di Genny «’a Carogna» che ha segnato uno spartiacque nel mondo ultrà.

A porre fine al botta e risposta sono stati gli operatori dell’Ama che hanno rimosso le scritte. Esattamente quello che hanno fatto per anni Gabriele Paparelli e il fratello di Vincenzo, tifoso romanista. Vernice e pennello per cancellare l’odio. Fino alla prossima scritta.

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