(A. Angeloni) «Quando mi si vuole attaccare, si dice che non faccio gol», Daniele De Rossi ha sentito subito il rumore dei nemici e ha respinto le critiche con un rete, che gli mancava – esclusa la parentesi in Nazionale, Italia-Olanda, gol su rigore a settembre scorso – da più di un anno. Non segnava, infatti, dal 25 agosto 2013, 430 giorni fa, Livorno-Roma, la sera in cui ha deciso di risposare la Roma, mandando via i fantasmi e soldi del Manchester e facendo scuotere la testa a Sabatini che, davanti al suo eurogol, si è messo le mani nei capelli.
«Chi sa di calcio capisce che il gol ormai non rientra più nei miei compiti…», mette un punto sulle malelingue. E aggiunge. «Il gol segnato a Genova è più importante del mio. Noi e la Juve siamo le squadre più forti del campionato e credo ci giocheremo lo scudetto fino alla fine». La Roma vista contro il Cesena? «Non abbiamo fatto una grandissima partita, stavolta non siamo riusciti a stordire l’avversario. Del resto, la fatica la soffrono tutti, anche la Juve». Sabato si riparte: c’è il Napoli al San Paolo, non una sfida normale. «Sono mesi che lanciamo messaggi distensivi. Sarà una partita maschia e la rivalità è aumentata dopo quanto successo nella finale di Coppa Italia. Se vogliamo essere pratici però noi calciatori non c’entriamo niente e neanche i tifosi. Speriamo sia una bella partita e che si possano abbassare i toni, perché non c’è motivo per tutto questo odio».