(A. Austini) Tanto rumore per nulla… o quasi. Sarebbe stato un pomeriggio di calcio quasi perfetto al San Paolo senza quel preoccupante striscione esposto dalla Curva B napoletana all’inizio del secondo tempo. «Ogni parola è vana.. occasione ci sarà non avremo pietà». Firmato dalla sconosciuta sigla SAVN. Una minaccia di vendetta, insomma, perché agli ultras azzurri non basta che sia stato trovato il colpevole della morte di Ciro Esposito, ferito a sua volta negli scontri del 3 maggio all’Olimpico e ora in attesa del processo. La tensione resta ma almeno ieri è filato tutto liscio dal punto di vista dell’ordine pubblico, senza bisogno di chissà quali interventi, a parte l’assurda ma necessaria scorta per il pullman della Roma, e il fermo allo stadio con immediato rilascio di due fotografi.
Già dalla mattina il clima è sembrato tranquillo, sulla scia della notizia pubblicizzata dal legale della famiglia Esposito: venerdì al telefono il dg romanista Baldissoni ha espresso alla mamma di Ciro «il dispiacere e la vicinanza della Roma» dopo la tragedia, con la promessa di organizzare presto un incontro distensivo a Scampia. La stessa signora Leardi si è detta contenta anche se «purtroppo c’è sempre qualcuno che vuole farsi notare».
La squadra giallorossa è arrivata allo stadio con largo anticipo, a bordo dello stesso pullman utilizzato alla vigilia. È bastato fare il giro dell’impianto visto che la società ha scelto un albergo a Fuorigrotta. Tragitto brevissimo e indolore: le camionette della Polizia e l’elicottero che sorvegliava dall’alto hanno sconsigliato qualsiasi atto di violenza.
L’assenza dei tifosi giallorossi ha agevolato la gestione della sicurezza dentro e fuori il San Paolo, così come l’affluenza scarsa degli spettatori di casa: ce n’erano 30mila circa sugli spalti, con molti seggiolini vuoti. Alle fine la paura che potesse succedere qualcosa di eclatante ha frenato anche l’entusiasmo dei napoletani, a dire il vero tiepido da inizio stagione dopo l’eliminazione dalla Champions.
È stato un Napoli-Roma molto tranquillo, in fondo. Non è mancato il solito ritornello «romano bastardo» scandito da tutto il San Paolo, ma i decibel erano inevitabilmente più bassi rispetto alla sfide degli ultimi anni. A fine gara i giallorossi hanno lasciato lo stadio in pullman da un’uscita secondaria senza trovare tifosi partenopei ad aspettarli e hanno subito raggiunto Capodichino, quindi il ritorno in charter a Fiumicino col morale sotto i tacchi per la sconfitta ma almeno la serenità di aver superato una trasferta che faceva tanta paura. «Tutto pacifico e tranquillo. Bel pomeriggio di sport», ha commentato il ministro dell’Interno Alfano.
Ma non è finita qui, inutile nasconderselo: c’è scritto in quello striscione che le parole d’amore e fratellanza spese da tanti (Totti compreso su sollecitazione di mamma Antonella) dopo la morte di Ciro non placheranno la rabbia napoletana. Tantomeno la presa di distanza della Curva Sud a inizio stagione. Fra gli altri messaggi letti al San Paolo spiccano l’altrettanto preoccupante «3-5-2014 Ai posteri l’ardua sentenza» e il commovente «Non sono al tuo posto ma al tuo fianco. Tua Simy», della fidanzata di Ciro. È stato ricordato anche l’ex presidente dell’Avellino Antonio Sibilia, lui che «amava il vero calcio». Lo stesso di cui vorremmo scrivere senza preoccuparci delle minacce.