(D. Stoppini) L’impressione è che un pezzo di Roma sia rimasta lì, a Torino. A quel violino mimato con rabbia davanti all’arbitro Rocchi, a quel pentagramma stonato. Rudi Garcia ha «suonato» il suo senso d’ingiustizia e tuonato pochi giorni dopo il suo orgoglio — «vinceremo lo scudetto perché siamo più forti della Juve» — ma la squadra sembra non averlo creduto davvero. Nelle ultime 6 partite ha perso 3 volte (Juve, Bayern e Napoli), vinto 2 (Chievo e Cesena) e pareggiato 1 (Samp). Non basta. Stavolta sembra aver smarrito anche l’anima, visto che i dati raccontano come non avesse mai subito tanti tiri nello specchio della porta (6) e non ne avesse mai effettuati di meno (2, e si fa per dire). Risultato: 8 punti in meno rispetto a una stagione fa e una sensazione forte: l’1-7 contro i tedeschi — affrontati con superbia alla pari — sembra in qualche modo aver minato l’autostima di un gruppo che fa fatica a ritrovarsi.
GAMBE E TURNOVER La Roma, inoltre, pare non corra più. Non è un mistero che alcune parti della nuova preparazione abbia reso perplessi alcuni calciatori (troppo lavoro sulla potenza, dicono), ma anche questo non basta a spiegare l’involuzione, corroborata anche da una serie di infortuni che tornano a mettere sul banco degli imputati anche certi tipi di scelte.
Usando il facilissimo senno di poi, inoltre, è semplice dire che in un match da confronto diretto un gladiatore come Daniele De Rossi sarebbe servito, ma alla vigilia ha accusato un piccolo fastidio all’adduttore che ne ha consigliato il risparmio, pur se con qualche malinconia. Giusto così? In ogni caso, per i giallorossi l’esito è stato il consueto: terza sconfitta del 2014 in un San Paolo ormai tabù.
LA DIFESA DI GARCIA «Ha vinto la squadra migliore — ammette Garcia — ma questo non è l’atteggiamento giusto, non si può giocare solo metà gara, non siamo entrati in partita, per fortuna che all’intervallo eravamo sotto solo di un gol. È più un problema di testa che fisico, visto che nella ripresa siamo cresciuti. Dobbiamo difendere con più efficacia, abbiamo subito più nei primi 45’ che in tutto il campionato. I due terzini, ad esempio, devono lavorare meglio. Abbiamo perso quasi tutti i contrasti. Su questo dobbiamo riflettere e migliorare. Anche se è la prima volta che succede, non bisogna tornare a questi atteggiamenti». Garcia esclude che la panchina per De Rossi sia un caso. «Ci sono differenti parametri. Da quando era tornato Daniele aveva giocato sempre. Era meglio non rischiarlo, ma il problema non era lui. Altre volte con questo centrocampo avevamo fatto bene. Certo, gli undici iniziali non hanno fatto ciò che dovevano, cioè pressare all’inizio, e poi in panchina abbiamo giocatori forti».
CONTRO LE GRANDI Anche alla luce delle due sconfitte della scorsa stagione con la Juve e col Napoli in trasferta (in campionato e Coppa), viene il dubbio che contro le grandi la Roma soffra più del lecito. Garcia non smentisce: «Vediamo se avremo sempre queste difficoltà. Ora ci aspetta di nuovo il Bayern. Sarebbe un successo anche il pari, ma di sicuro non sarà difficile fare meglio rispetto a questa volta». E il senso della giornata, in fondo, è tutto qui.