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L’ANALISI di BAYERN-ROMA Contenimento e sacrificio, sconfitti senza ossa rotte. Bernat-Alaba-Ribery impressionanti

L'analisi della partita
L’analisi della partita

Solo i sognatori più impavidi, gli innamorati senza macchia potevano pensare che la Roma sarebbe andata a Monaco, in casa del Bayern, a giocarsi una partita a viso aperto. Ancor di più dopo la dimostrazione di forza piazzata dalla corazzata di Guardiola quindici giorni fa allo stadio Olimpico. Una lezione imparata abbastanza bene da Garcia che all’Allianz Arena ha lasciato fuori i suoi costruttori di gioco per fare una gara costruita su concentrazione e coperture preventive. La sconfitta è arrivata lo stesso per due disattenzioni, figlie del continuo e frastornante possesso di palla del Bayern Monaco. I tedeschi sono una squadra quasi impossibile da affrontare: 1) l’1-7 ha dimostrato la superiorità tecnica (unita anche ad una maggiore freschezza fisica), quindi inutile sfidarli di nuovo sul terreno del palleggio. 2) Scoprirsi e lasciare spazi a Lewandowski & Co. equivale a suicidarsi. 3) Anche difendendosi bassi, con un’equilibrata distanza tra i reparti, hanno un repertorio di soluzioni corali e/o individuali assolutamente imprevedibili. Per tentare di emulare Ancelotti e il Real Madrid campione d’Europa, Garcia avrebbe dovuto convincere Florenzi e Gervinho a giocare come Bale e Di Maria lo scorso aprile. Impossibile chiedere ai due quel lavoro nelle attuali condizioni di forma (senza contare che davanti Destro e Iturbe non potrebbero mai essere Benzema e Cristiano Ronaldo).

SACRIFICI – La missione numero uno per Garcia doveva essere quella di evitare un’altra figuraccia: meglio passare per difensivisti che rischiare un’altra umiliazione. Avrebbe distrutto le certezze costruite con fatica dai giallorossi in questo anno e mezzo, andando ad influire ancora di più sulle prestazioni in campionato. E allora ecco un 4-4-2 quasi di “ranieriana” memoria: a distanza di quattro anni, a sinistra ecco Nainggolan ricoprire il ruolo di esterno come si adattarono Brighi e Perrotta. Sulla destra Florenzi aiuta un Torosidis a mezzo servizio per problemi fisici diventando sempre il quinto di difesa. In mezzo l’avvicendamento più curioso: Manolas passa sulla sinistra del centro della difesa, mentre Yanga-Mbiwa è sul centro-destra. Un inedito per la coppia. Sulla sinistra Holebas viene preferito a Cole ma stavolta il greco-tedesco non ha Robben (out per problemi intestinali) da inseguire. In attacco Destro ha il compito di far salire la squadra, con Iturbe freccia acuminata per beffare in velocità Benatia e Boateng. Una gara di grande sacrificio ai dieci chiamati a difendere il più volte insicuro Skorupski.

DIGA DDR-KEITA – Nel cuore della Roma ecco De Rossi-Keita schierati mediani puri: senza Totti, Pjanic e Gervinho devono dividersi tra difesa e costruzione di un minimo di gioco. Per correre dietro alle incursioni di Lahm e Alaba però, finiscono per esaurire la lucidità necessaria: il capitano tedesco e l’austriaco sfiancano le resistenze giallorosse, appoggiati sugli esterni dal sempreverde Rafinha e da Bernat, praticamente un calciatore che equivale alla fusione di Rafa Marquez con la sua Honda MotoGP. Mentre sulla catena di destra Gotze viene murato da Manolas, su quella sinistra prevale l’esperienza e lo straordinario talento di Ribery: il francese vede la muraglia romanista davanti e preferisce iniziare l’azione quasi al fianco di Xabi Alonso. Dopo più di mezzora di tentativi e di rincorse, il Bayern passa: errore in uscita palla al piede della Roma, Florenzi rimane scoperto e Torosidis viene messo in mezzo proprio da Ribery e Alaba. Triangolazione supersonica eseguita con tempi e modalità perfetti, 1-0 con la carezza al palo sul tiro del 7 francese. E dire che la Roma aveva anche quasi spaventato Neuer al 27′, ma lo stop difettoso di Nainggolan su lancio millimetrico di Florenzi ha permesso al gigantesco portiere di chiudere tutto lo specchio al belga.

INSUPERABILE NEUER – Garcia rientra in campo con Cole al posto dell’infortunato Holebas, ma non tocca né disposizione né atteggiamento della squadra. Restare in partita è la direttiva per poi lanciare l’assalto finale alla ricerca dell’insperato pareggio. Le coperture continuano a funzionare ma la Roma resta sempre schiacciata nella propria metà campo: De Rossi e Keita recuperano molti palloni con Manolas e Yanga-Mbiwa ma il costante pressing del Bayern induce sempre all’errore i giallorossi. I tedeschi, come il Barcellona dello stesso Guardiola, recuperano il pallone sulla trequarti avversaria e in entrambe le fasi di gioco hanno sempre tre uomini a massimo cinque metri dal pallone. E al 18′ trovano il raddoppio dopo tre minuti di giro palla: Boateng infila per Lewandowski che salta secco Torosidis e mette al centro per Gotze: tocco sporco ma esaustivo per battere l’incolpevole Skorupski. Con il risultato abbastanza al sicuro, il Bayern abbassa i ritmi mentre Garcia inserisce Pjanic (per l’infortunato Florenzi) e Gervinho per ravvivare la squadra. L’ingresso dell’ivoriano manda leggermente in affanno Benatia e proprio da un suo spunto nasce la doppia vera occasione della Roma. Peccato che davanti a Gervinho si pari Neuer, straordinario prima nel respingere di piede e poi clamoroso nel volare sulla botta a mezza altezza di Nainggolan. Una reattività impossibile per un essere umano di tale stazza.

Il Bayern esce tra gli applausi di un bellissimo Allianz Arena, mentre la Roma saluta i propri tifosi mai domi nel ricordare che “che sarà sarà, ovunque la seguiranno”. E se la vittoria col Cesena era stata quasi oscurata dal gol di Antonini alla Juventus, questa sera la doppietta di Doumbia in casa del Manchester City tiene la Roma padrona del proprio futuro in Champions League. Un altro ivoriano nel destino dei giallorossi.

A cura di Daniele Luciani

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