(E. Menghi) La storia del calcio è piena di legamenti crociati saltati, guariti con tempistiche estremamente diverse.
Dal vero e proprio miracolo di Roberto Baggio, tornato in campo (con annessa doppietta alla Fiorentina) nemmeno 3 mesi dopo l’infortunio che gli era capitato nel match tra il suo Brescia e il Parma in Coppa Italia, il 31 gennaio 2002, al caso sfortunato di Damiano Tommasi, fermo per 15 mesi dopo essersi frantumato il ginocchio destro in un’amichevole con lo Stoke City. Per non parlare di Giuseppe Rossi, che dal 26 ottobre 2011 ha accumulato infortuni serissimi alla stessa articolazione e non riesce a uscirne.
Tra il Paradiso e l’Inferno c’è un limbo di normalità, in cui bastano i canonici 6 mesi dopo la ricostruzione del crociato. Fanno parte di questo spazio-temporale intermedio i vari Cicinho, Gattuso, Van Ginkel, Filippo Inzaghi, Mexes, Nesta e Samuel, ma anche chi ci ha messo leggermente meno, come Di Francesco, Emerson e Mesto, o leggermente di più, come Marilungo (che ebbe poi una ricaduta grave), Milito e Pazzini. Una bella sorpresa per la Roma era stato il recupero lampo di Totti, il cui ginocchio destro aveva fatto crack il 19 aprile 2008 contro il Livorno, ma tornò perfettamente sano appena 127 giorni dopo, in tempo per la Supercoppa italiana contro l’Inter del 24 agosto di quell’anno.
Xavi del Barcellona si ruppe il crociato anteriore il 2 dicembre del 2005, ci mise meno di 5 mesi e poté così giocare la Coppa del Mondo con la Spagna. Quagliarella e Vidic impiegarono 8 mesi, ma con l’estate di mezzo, fattore che influì anche sul recupero di Burdisso: si fece male il 16 novembre 2011, nella sfida tra Colombia ed Argentina per le qualificazioni al recente Mondiale, e tornò in campo il 26 agosto 2012.
Strootman stava messo meglio dell’argentino, eppure ha oltrepassato il limbo 2 mesi fa e sta per eguagliare i suoi (lunghissimi) tempi.