(A. Austini) A questo punto non può tirarsi indietro. Neppure dopo quattro sconfitte nelle ultime sette gare. Il ko ingiusto con la Juve lo ha portato a dire che «vinceremo sicuramente lo scudetto» per motivare il gruppo, la crisi di risultati spinge Garcia a rilanciare il concetto alla vigilia del delicato posticipo di oggi col Torino, l’ultima tappa prima di una sosta agognata quanto l’acqua nel deserto.
«Quando dico qualcosa – sottolinea Rudi – non lo faccio per caso. Ho fiducia nei miei giocatori e con loro possiamo fare grande cose. Ormai lavoriamo insieme da 16-17 mesi e stiamo costruendo un’identità di gioco. Proseguiremo su questa strada». Quindi la Roma «arroccata» di Monaco resterà un’eccezione. «Con meno uomini e tante partite in più – si giustifica il francese – è normale giocare in modo diverso, specie con avversari forti come il Bayern. Poi sappiamo di essere giudicati per i risultati: sono le regole del gioco. Le mie convinzioni non cambiano dopo una o due partite. I ragazzi sono motivati, siamo tutti carichi e pensiamo positivo per il resto della stagione».
A sentirlo parlare da battuto in partenza all’Allianz Arena, qualche giocatore s’è fatto contagiare dalla sfiducia. Ma Garcia, ovviamente, nega. «La squadra la pensa come il suo allenatore, pensa positivo e ha tanta voglia di affrontare il Torino. Abbiamo chiuso il libro della Champions dove abbiamo ancora la possibilità di passare il girone. In campionato vogliamo tornare alla vittoria. Dobbiamo giocare con aggressitività, entusiasmo e segnare un gol in più del Torino: sarà questo l’atteggiamento».
Il tecnico allontana anche i dubbi sul crollo fisico dei suoi. «Se sono preoccupato? Per niente, i ragazzi si allenano ogni giorno con qualità. Non possiamo essere sempre al top sul piano fisico. E soprattutto non posso chiedere ad alcuni, che giocano ogni tre giorni perché non ho possibilità di cambiarli, di essere pieni d’energie. L’analisi va fatta sul lungo periodo e ho visto da inizio stagione una Roma sulle stesse tracce dello scorso anno». Inutile dire quanto sia fondamentale il risultato di stasera. «Prima della sosta – ammette Garcia – è sempre meglio vincere. È stato un periodo complicato perché abbiamo affrontato due volte il Bayern, era complicato fare punti con loro. Ma sono convinto che faremo la nostra strada». Poi si sofferma su Destro, uno dei casi del momento. «Mattia deve solo convincere il suo allenatore e io sono certo delle sue qualità e del fatto che sa segnare dei gol. Come gli altri non gioca tutte le partite perché nessuno può essere sempre al 100%, specie quando ho la fortuna di poter fare scelte. I ragazzi devono capire che l’allenatore non dice solo parole, ma passa ai fatti. Vale lo stesso per Gervinho, Totti e Ljajic».
Chiusura sul capitano, preservato in Germania e pronto a guidare di nuovo l’attacco. «In Francia – spiega il coach – è molto raro vedere giocatori over 35 impiegati a grandi livelli. Ho sempre detto che il talento non ha età, ma guardando Francesco ogni giorno, con la sua voglia incredibile, ho imparato qualcosa di nuovo».
Allo stadio ci saranno meno tifosi del solito ma un Pallotta (e uno Strootman in panchina) in più. Il presidente, tutto preso dalla questione stadio, ha cenato con l’allenatore giovedì ma non s’è fatto vedere a Trigoria. Incontrerà i giocatori direttamente stasera all’Olimpico. Con la stessa fiducia di prima. «Credo che le nostre difficoltà – ha spiegato uscendo dal Campidoglio – abbiano una doppia natura: siamo stati un po’ scossi dal 7-1 del Bayern ma il vero problema sono le assenze: Maicon, Astori, Castan, Strootman sono elementi importanti. Per avere uno stile di gioco che sia potenzialmente come quello del Bayern hai bisogno di loro, che possono dare qualcosa di più rispetto agli altri». Parole non esattamente condivise dalla società e da Garcia, molto attento a mantenere certi equilibri. I giocatori, si sa, sono spesso permalosi. E sentir dire che uno è più bravo di un altro può comportare effetti indesiderati in uno spogliatoio.