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LA REPUBBLICA La Roma si tira su e festeggia Strootman. Il Toro cede subito

Keita De Rossi Pjanic
Keita De Rossi Pjanic

(E. Sisti) – La Roma riparte all’inseguimento della Juventus senza dilagare, offrendo una bellezza intermittente, vagamente compressa, quasi timida, con un Pjanic superbo a dirigere il traffico e a ispirare le giocate migliori, un Totti molto mobile e un Ljajic creativo e generoso. Tre gol o sette valgono sempre tre punti. Forse però un punto in più, in nome del cuore, se lo prende la Roma perché al 39’ del secondo tempo, in un tripudio indescrivibile, torna in campo Kevin Strootman, a 245 giorni dall’infortunio di Napoli. Sei minuti per riassaporare il gusto di esserci.

Dopo il temporale emotivo, la partita era tecnicamente abbordabile ma psicologicamente difficile da affrontare. La Roma doveva solo riaffacciarsi alla finestra della qualità. C’è riuscita senza strafare. Il Torino del resto non è stato mai all’altezza. Ha perso subito aderenza, ha crossato tanto e invano provocando il suo progressivo distacco dalla realtà della serata. Nei primi dieci minuti la Roma osa riprodurre un po’ dell’antica fluidità e degli interscambi fra i reparti che l’hanno resa “europea”. Non le riesce sempre ma il Toro impaurito (difende a otto e pure male) le facilita il compito. Una sassata di Ljajic da fuori anticipa di pochi secondi il vantaggio (8’): abbastanza bello per ritrovare un po’ di autostima. Cross secco di Totti, Moretti arriva tardi per chiudere, Torosidis (primo centro per lui quest’anno) la butta dentro con una rabbia che esprime chiaramente la voglia dell’intero gruppo di scrollarsi di dosso le insicurezze e i dubbi appiccicosi, simili a melassa, del recente passato. Totti si fa ammonire e salterà Bergamo alla ripresa del campionato.

Il Toro reagisce blandamente, senza corna. La compattezza giallorossa non è più a prova di bomba a causa dei due esterni difensivi, Torosidis e Cole in questo caso, dinamici a sostegno ma vacanti in ripiegamento. Arrivano ancora troppi cross a palla scoperta. Traversa di Pjanic su punizione (21’). Con scambi stretti e bassi la Roma non incontrerebbe ostacoli né in Glik né in Maksimovic, ma la situazione non spinge a dannarsi l’anima. Se però qualcuno decidesse di tirare da fuori area (cosa rara a Trigoria), potrebbe capitare di segnare anche da quella posizione. Finalmente ci riesce Keita con un bel sinistro (primo gol in giallorosso) su assist di Pjanic (27’). Il Toro difende guardando gli avversari e attacca lanciando con imprecisione esemplare. Gervinho butta via il 3-0 in contropiede, servito da Totti (30’). Ljajic è ispirato: fa anche un numero da circo in area al 36’ seminando il panico. Il capitano prova un cucchiaio al 38’. Gervinho si vede che ha bisogno di certezze, pare un’anima in pena e quand’è così sotto porta è più opaco di un vetro smerigliato, però corre tanto. Pjanic è il migliore di tutti, continuo, elegante, sempre al posto giusto e col piede caldo. Il secondo tempo si apre con altri tiri da fuori area (Totti) e con la Curva Sud che reagisce vocalmente allo striscione bellicoso esposto al San Paolo una settimana in Curva B. Non prendendo mai nessuno, Cole lascia passare anche Peres, che se avesse un piede destro decente forse farebbe gol all’11’. La Roma verticalizza pensando veloce e agendo di conseguenza. Ancora Pjanic, magnifico, triangola con Totti e imbecca Ljajic: il serbo dribbla con un stop e calcia a giro sul palo lontano: 3-0 al 13’. Quagliarella ed El Kaddouri (poi Martinez) lamentano solitudini ataviche e il Torino s’accascia. La Roma potrebbe segnare ancora, un paio di graffi granata nella confusione. Totti esce brontolando. Destro entra brontolando. Manca ancora un quarto d’ora. Ma le due squadre non hanno più nulla da dirsi.
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