(M.Cecchini) – Si può essere fuori eppure sentirsi sempre dentro. Non è una questione di logistica, di poter condividere uno spogliatoio o un allenamento. È storia di sensazioni vere, di gruppo coeso in tutti i momenti. Una storia romanista, quella che ha consentito a Kevin Strootman di essere un calciatore giallorosso a tutti gli effetti, nonostante il suo nome – da quel maledetto 9 marzo a Napoli fino alla partita con il Torino – sia apparso sempre nella lista degli indisponibili. Sabato prossimo, cioè 272 giorni dopo la lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro, il centrocampista olandese potrebbe tornare ad essere titolare, chiudendo un cerchio che già gli spiccioli giocati un paio di settimane fa contro i granata avevano indirizzato verso il lieto fine.
TEMPO RITROVATO Paradossalmente, la squadra di Garcia ha cominciato così bene la stagione che l’assenza di Kevin è sembrata meno pesante, ma se chiedeste a tutti quanto sia importante un recupero del genere, ascoltereste iperboli a senso unico. Strootman torna, e pesa, e non ha più voglia di fermarsi. D’altronde, avendo capito subito di aver perso il Mondiale, il centrocampista aveva scelto per il recupero il protocollo olandese, più lento di quello generalmente adoperato dalla medicina italiana ma proprio per questo, pare, meno a rischio di ricadute. Una volta avuto il via libera definitivo, infatti, Kevin non ha saltato nessun allenamento, curando i muscoli maniacalmente. Nella lunga sosta, ad esempio, il tronco si è sviluppato, mentre il tono delle gambe già un mese fa era sotto solo del 15%. Adesso la tabella di marcia, però, è un ricordo.«La condizione atletica c’è tutta», dicono a Trigoria, resta la cosa più importante: ritrovarsi calciatore a tutti gli effetti.
RUGGINE Infatti, se sui titoli di coda della partita contro i granata, la sgambata dell’olandese fu solo festosa, l’ingresso in campo al posto di Nainggolan a Mosca denunciò tutta la ruggine del lungo stop, Non a caso fu proprio Strootman a perdere la palla che innescò il pareggio finale, tanto che nello spogliatoio i compagni fecero a gara nel consolarlo. «Aveva bisogno di accumulare minuti», si giustificò Garcia, ed in fondo sarà la bussola che guiderà il suo impiego anche sabato contro il Sassuolo. La «lavatrice», come lo aveva soprannominato Garcia («sa pulire tutti i palloni sporchi che gli arrivano») si sta per riaccendere. Una cosa è certa: l’olandese giocherà. Se dall’inizio – come vorrebbe il giocatore – o a partita in corso, si vedrà nei prossimi giorni.
UÇAN OUT La Roma, d’altronde, sa bene che di Strootman ci sarà bisogno nella seconda parte della stagione, visto tra l’altro che Keita all’inizio del nuovo anno mancherà per partecipare, come Gervinho, alla Coppa d’Africa, senza contare che Ucan ha riportato una lesione di primo grado all’adduttore sinistro e quindi tornerà dopo la sosta. Insomma, l’olandese servirà sempre di più. «La nostra squadra è più forte dello scorso anno – ha detto infatti Kevin –, lo vedo anche in allenamento. Batterci sarà più difficile, perché vogliamo vincere tutto».
TENTAZIONE UNITED Uno che ha una grinta del genere, non meraviglia che sia sempre nel mirino del suo mentore Van Gaal, che lo ha allenato anche nella Nazionale olandese. D’altronde, non è un mistero che il Manchester United sia in pressing già dall’estate scorsa e di sicuro il prossimo anno la caccia ricomincerà a suon di milioni (almeno una trentina). Ma per il momento meglio non correre troppo. Il primo obiettivo della Roma è vincere. E chiunque mastichi calcio sa che farlo con Strootman sarebbe più facile.